venerdì 27 dicembre 2013

Le linguacce della moschina

Non è solo che ci sto lavorando e pubblicando ebook, ma questa storia di cercare, fotografare, filmare gli insetti insieme con i bambini ha anche un forte valore diciamo pure “simbolico” generale. Intanto, è la verifica non in base a teorie astratte, statistiche o postulati, ma nel vivo di esperienze concrete che si ripetono ogni giorno, che i bambini dell'anno 2013 si entusiasmano con cavallette, ragni e lucertole esattamente come i loro padri e i loro nonni quando erano bambini!
Ma quanti insetti trovano!” è il commento meravigliato della maestra. E anche questa è una conferma: si raduna più materiale in mezz'ora sguinzagliando i bambini, che in settimane di preparazione prima da parte dell'insegnante. Il gruppo di bambini ci mette quel qualcosa in più che aiuta anche l'adulto a vedere, a muoversi meglio. Qualcuno magari annuncerebbe la nascita di una generazioni di “nativi entomologi”!

Piccolo trucco di accelerazione prima. La stessa maestra, anche se c'è qualche rischio di pioggia, consiglia la collega di non uscire subito, ma di passare prima la mezz'oretta prevista a vedere ingranditi nella proiezione le foto e i video degli animaletti scoperti da altri gruppi di bambini. Perché è una cosa che motiva, che dà la carica. Dopo aver visto le immagini che si possono ottenere (e ascoltato nelle voci l'emozione e la gioia dei loro coetanei), i bambini uscendo non hanno esitazioni e sanno già istintivamente cosa fare e dove indirizzare gli obiettivi di macchine fotografiche e videocamere.

Se avessi un qualche interesse personale o mi piacesse giocare con i luoghi comuni, le generalizzazioni, le deduzioni che a comando e secondo convenienza trasformano il particolare occasionale nel tutto generale, potrei coniare una nuova definizione, che magari acchiappa, tipo: nativi esploratori, nativi documentaristi, nativi fotografi!
Preferisco invece continuare a usare una parola molto più semplice e vera: bambini! E insieme con loro divertirmi e stupire della moschina in abito da vespa, che gira la testa, mi guarda e fa una linguaccia!

giovedì 31 ottobre 2013

La cavalletta e la scienza dei bambini

C'è una cavalletta sul muro che si muove torpida, lentamente, a zampe larghe. E' una ninfa di Anacridium aegyptium, riconoscibile dagli occhi a “strisce” e dai puntini nel cosiddetto “pronoto” (la placca dorsale del primo segmento del torace). Azzardo anche che probabilmente è alla penultima metamorfosi (se non me la tiro adesso che sto pubblicando ebook sugli insetti, allora quando?), perché a memoria mi pare che quella verde che avevo fotografato un'altra volta fosse più grande. Dai movimenti incerti e una certa “umidità” che comunica si direbbe proprio fresca di muta.
Mi è sembrata il soggetto ideale per provare la videocamera HD con messa a fuoco manuale “assistita” e alla fine ne sono venuti fuori 2 minuti e mezzo tutto sommato suggestivi, che monto con una musica di atmosfera ricavata dal programma di montaggio.


First steps of Anacridium aegyptium, nymph from Paolo Beneventi on Vimeo.

Faccio vedere a ragazzi di quarta elementare che non conosco, senza dire niente prima. Mentre guardano, un bambino esclama: “Non ha le ali!” Un altro domanda: “Perché fa così fatica a camminare?”
Osservazioni spontanee estremamente pertinenti. Che mi sia imbattuto in un gruppo di “nativi entomologi”?
Non spiego ancora nulla, passo tra i banchi con il registratore: “Voi che cosa ne dite?”
Forse è appena nata!” “E' nata senza ali, è deformata?” “Per camminare doveva prendere l'appoggio giusto?” “Perché si erano rotte le ali!” “Per la metamorfosi!” “Era appena nata e stava imparando a camminare!”
Potenza delle immagini, dell'osservazione, della “non spiegazione” che sollecita la mente a cercare di capire a immaginare. Potenza della curiosità bambina che, nel gruppo, si fa spontaneamente scienza.
I ragazzi hanno saltato spontaneamente la fase in cui sparano risposte a casaccio, tirando a indovinare. Forse anche perché sanno che quelle immagini sono il prologo a un lavoro che stiamo per fare insieme, ad altre immagini che andremo a raccogliere insieme nel giardino della scuola, possibilmente altrettanto interessanti.
A quel punto si può fare una piccola “lezione” sulla metamorfosi incompleta di tanti insetti, sollecitata dai ragazzi stessi. E a quel punto la la LIM, le casse audio, le camere video e fotografiche, il registratore, non sono solo aggeggi tecnologici che servono a “digitalizzare” la scuola, ma strumenti pratici, utili ed efficaci di lavoro e conoscenza.

Ed è gioia, entusiasmo, amicizia, subito, oltre che acquisizione immediata di “competenze”. E anche la maestra che per la prima volta prova le riprese macro con la videocamera, se che cosa vuole e, con appena un po' di attenzione, subito ottiene immagini belle e sorprendenti.

domenica 29 settembre 2013

Noi Sappiamo Chi e la Televisione incarnata, che avvelena il pianeta intero!

Per fortuna del pianeta terra, sembra che non ci sarà la guerra in Siria, mentre addirittura, dopo decenni, pare si sia aperto un canale di comunicazione tra l'Iran islamico e la comunità internazionale.
Difficile però in questi giorni scrivere alcunché da un paese come l'Italia, dove si sta consumando – lo voglia il Cielo! – probabilmente l'ultimo atto di una saga infinita di meschinità e squallore che per 20 anni ha avvelenato come un cancro la vita di questo paese.
Corruzione di magistrati, politici, forze dell'ordine, collusione con la mafia, prostituzione anche minorile come stile di governo e di vita, uso delle proprie funzioni pubbliche per accrescere la personale ricchezza e potere... Solo il ventilato sospetto di uno di questi comportamenti antisociali e criminali avrebbero distrutto la carriera di qualsiasi uomo politico, in qualsiasi paese civile del mondo. E invece Noi Sappiamo Chi, mentre spandeva sistematicamente odio verso chi non stava con lui e con arroganza e cinismo perseguiva solo i propri interessi, è riuscito per tutti questi anni ad attrarre il consenso di milioni di suoi connazionali, che lo esaltavano, lo prendevano a modello, lo votavano.

Metà Italia da 20 anni sprofonda nella vergogna. Eppure, se dal resto del mondo arrivava lo sberleffo divertito e continuo per la infima barzelletta umana a cui l'italietta a conferiva il potere, più di una volta, specialmente da amici che vivono in paesi cosiddetti “emergenti” (che in realtà significa “attualmente sommersi”), ma non solo, mi arrivavano commenti che mi stupivano e riportavano ogni cosa a una più triste, desolante, globale normalità. Cioè, anche senza la teatralità e l'impudenza ostentata di Noi Sappiamo Chi, la politica e l'economia mondiale viaggiano in realtà quasi di norma, molto più di quanto non ci immaginiamo, attraverso comportamenti che, ufficialmente legali o criminali che siano, per le persone “comuni” significano solo, miseria, sfruttamento, infelicità, malattie, morte. Per il beneficio di una casta ristretta e corrotta. E il mondo non si scandalizza, non si indigna più di tanto.

A parte certi “profeti della tecnologia” che riescono a descrivere il tempo attuale in termini di contrapposizione tra la cultura “digitale” e quella della carta stampata, senza tenere praticamente conto della televisione, viviamo in pianeta intero in cui il cosiddetto “immaginario” è condizionato da decenni dalle stesse serie TV, e oggi vive di Grandi Fratelli, di X factor, format globalizzati, trasmissioni “per famiglie” in cui il sesso, il privato delle persone, le relazioni umane sono sistematicamente proposti come merce di intrattenimento. Ci si innamora, si litiga, si dà di matto in diretta TV, in una confusione terribile tra realtà e finzione, tra verità e bugie. Non c'è più dignità e vergogna, ma solo uno spettacolo continuo, in cui si incanalano e sublimano i problemi e le frustrazioni delle vita reale.
E Noi Sappiamo Chi, nel nostro paese, è la televisione, A cui molti vogliono credere, oltre ogni evidenza! Avendo ormai smarrito il senso della collettività, della solidarietà, della democrazia come partecipazione e non solo come consumo, unico e ossessivo modello di vita anche per chi a mala pena nel pianeta ha da mangiare e da bere. Televisione come potentissimo, planetario, omologante sostituto di realtà!
Non è una evoluzione irreversibile della specie umana, ma un problema enorme con cui fare i conti seriamente, e che ha condizionato in modo determinante anche lo sviluppo delle potenziali alternative, come potrebbe essere la rete.
Intanto a noi italiani ci è capitato Noi Sappiamo Chi. Ma non dimentichiamo che per la maggior parte dell'umanità le cose vanno, in realtà, molto peggio!

giovedì 26 settembre 2013

La scuola e la possibile produzione (rivoluzionaria!) di memoria

Ci pensavo. Si parla sempre di una scuola arretrata, contrapposta a una società che si sviluppa in modo sempre più tumultuoso. Eppure proprio la scuola tradizionale, da un certo punto di vista, ha anticipato nel tempo la società attuale dell'usa e getta digitale. Cioè, un contesto in cui le attività umane, gli sforzi intellettuali, l'intelligenza e l'impegno delle persone, si muovono principalmente e clamorosamente attorno solo a se stessi, al vuoto, senza produrre nulla!
Nella scuola tradizionale ogni sforzo non doveva avere risultati, se non la riconferma che il sapere datodefinito a priori e uguale a se stesso, era passato dall'insegnante agli allievi. E nei social network, di norma, tutto quell'arrabattarsi e “postare” pure non mira ad avere risultati, se non a confermare la presenza dei diversi protagonisti in rete: sei su facebook, su twitter, su google +, incrementi il tuo punteggio klout! Mentre il mondo vero, l'economia, la politica, il pensiero progettuale, scorrono inesorabilmente altrove. Proprio come a scuola!

In tempi in cui, dopo la fastidiosa e potenzialmente destabilizzante invasione dei personal computer, il “rinnovamento” della scuola sembra procedere attraverso l'introduzione di oggetti digitali tranquillizzanti, come libri e lavagne, e l'impotenza delle persone comuni viene santificata dal loro concentramento in luoghi virtuali assolutamente inoffensivi (al di là di certe suggestioni interessanti, non si fanno le rivoluzioni con i “tweet”!), nella scuola come nella società della rete un uso diverso e alternativo delle risorse non solo è tecnicamente possibile, ma potrebbe da subito ribaltare questo stato di cose, in cui domina una ideologia dominante in superficie ma debole nella sostanza.
Nella società, attraverso modalità efficaci di condivisione e un difficile affrancamento intellettuale dai temi e dai modi della cultura televisiva introiettata per decenni e tuttora prevalente, un uso intelligente e appropriato di risorse oggi alla portata di tutti potrebbe davvero portare a una gestione dal basso dell'informazione senza precedenti. Discorso complesso, ma che dovremmo finalmente incominciare a fare davvero, oltre gli slogan e l'ideologia.
Nella scuola basterebbe molto di meno, un piccolissimo passo che sarebbe già una rivoluzione. Invece di guardare sempre fuori a magici aggeggi che arrivando finalmente risolverebbero le cose (sono molti decenni che la scuola periodicamente confida in magici aggeggi, che regolarmente falliscono, fino alla comparsa del prossimo magico aggeggio, che sarà sicuramente quello buono!), si potrebbe cominciare a guardare con intelligenza dentro, a quello che nella scuola effettivamente si fa. Oltre la variabilità dei programmi ministeriali e delle prove di valutazione, nella scuola ci sono umani che vivono e producono cultura, spesso ad ottimi livelli, e una inversione copernicana rispetto alla cultura fallimentare dell'usa e getta sarebbe proprio cominciare sistematicamente a tenere memoria di questa produzione, non buttare via tutto ogni anno per ricominciare sempre da capo, dare l'opportunità a bambini e ragazzi, lavorando su certi argomenti, di conoscere quello che sugli stessi argomenti hanno pensato e prodotti altri bambini e ragazzi prima di loro. Creare nelle scuole e gestire insieme, docenti e ragazzi, archivi digitali di testi, immagini, video, audio, che raccontino la storia di quella scuola, che possano incontrarsi in rete con le storie di altre scuole, cioè con le storie di altri docenti e ragazzi, nel tempo e nello spazio.
Questo oggi è tecnicamente facile e possibile praticamente per chiunque, come prima non lo era mai stato. E questo potrebbe essere il vero elemento di novità del tempo attuale, non le chiacchiere su fantomatici “nativi digitali” o la induzione di nuovi comportamenti attraverso il passaggio forzato a libri e lavagne digitali solo per consumare i soliti contenuti altrui!
Una scuola che produce informazione su se stessa, su come funziona, non solo non ha più il problema di “inseguire” la tecnologia, ma alla tecnologia stessa dà sostanza, rendendola indipendente dal mercato e rinnovando i linguaggi come non è possibile se questi non vengono “parlati”. E anche l'uso dei nuovi aggeggi sarebbe meno problematico, perché una parte importante dei contenuti a questi aggeggi li fornirebbe la scuola stessa, cioè le persone che ci vivono e ci lavorano, adulti, bambini e ragazzi.

Forse vale la pena di ragionarci un po' su...

venerdì 13 settembre 2013

Il coleottero d'oro e il pc perduto!

Sto lavorando a una serie di ebook per bambini sui piccoli animali, di fotografia, scienza e poesia. Il primo già uscito è sulle mosche, e altri sono presto in arrivo. Sto ragionando su classificazioni, riconoscimento di specie e famiglie, e su come presentare il tutto in modo interessante, accessibile, divertente, da far venire voglia anche a chi legge di esplorare, cercare, fotografare.
La mia amica Sara dall'Argentina mi manda via rete la foto di un insetto assolutamente incredibile, che sembra l'opera di un gioielliere, di vetro e oro

E' fantastico come, attraverso gli strumenti digitali, siamo oggi in grado di approfondire il rapporto che abbiamo con la natura e di condividere esperienze e conoscenze: la fotografia macro alla portata di tutti, la ricerca sul web per confronti istantanei che ci possono aiutare a riconoscere famiglie e specie, fino all'incredibile (almeno fino a pochi anni fa) possibilità di farci praticamente da soli il libro, pubblicarlo, offrirlo gratis oppure venderlo in rete!

Mi arrivano per email le pubblicità degli ultimi "personal computer" da tavolo proposti dal mercato, esteticamente sempre più curati e funzionalmente sempre più orientati al piatto consumo di contenuti prodotti da altri: tolgono i lettori di dischi ottici, limitano le interfacce per comunicare con eventuali periferiche fisiche esterne, ti obbligano a stare sempre connesso, legato a filo doppio ai provider dei vari cloud!
In tempi di smarphone dallo schermo enorme, di tablet e di portatili perfetti per connettersi e per seguire in diretta tutti i trend del barnum tecnologico, io mi immaginavo che se uno sceglie ancora un pc da tavolo, capissero che non necessariamente lo fa per affollarsi con la famiglia attorno a un touch screen!
A me per esempio – per il mio lavoro, per la mia età, ma anche perché credo che sia culturalmente criminale buttare via 40 anni di produzioni audio, video, multimediali, serve ancora vedere o rielaborare DVD e CD ROM, digitalizzare vecchi video o musiche da antiche cassette, collegarmi a un altro monitor o a un impianto di amplificazione con qualcosa che non sia solo un cavo HDMI!

E non mi dite che uno certe cose se vuole "le può aggiungere". Se non ti danno l'occasione di giocare con lo strumento, non ti viene voglia! Se nessuno ti fa vedere come viene bello in fotografia non solo lo scarabeo d'oro, ma anche il moscone che riposa su una foglia, non ti verrà mai in mente di provarci tu con la macchina fotografica, o col telefonino, a fare un libro sugli insetti!
Umori ambivalenti...

Per intanto ringrazio la mia amica Sara, perché non sapevo della Charidotella sexpunctata, l'insetto di vetro e oro!

lunedì 19 agosto 2013

Storie di bambini e alberi: l'invenzione

Riedizione di un post da "Bambini Oggi", 31 maggio 2009, dove pubblicavo due storie di bambini:

L'albero delle candeline

Tutti gli anni, a primavera, al pino crescevano tanti bei germogli che sembravano candeline.
Un bambino li ha visti e voleva prenderli, perché gli servivano le candeline per il suo compleanno. Voleva metterle sulla torta e accenderle, per poi spegnerle con un soffio solo. Allora è andato dall'albero e tirava e tirava per strappare le candele, ma non ci riusciva. L'albero era vivo, era resistente e lo ha punto sul naso con i suoi aghi. Così il bambino è caduto per terra e si è fatto anche male.

Per inventare storie con i bambini, bisogna innanzitutto saperli ascoltare, quando raccontano e tirano fuori le loro idee. Bisogna anche, tra quelle idee, saper riconoscere quelle che vengono dalle loro osservazioni, elaborate attraverso il gioco e l'immaginazione, e quelle che invece sono state prese magari direttamente dalla televisione. Molti bambini anche piccoli hanno già imparato l'arte della pigrizia e una funzione dell'adulto è quella di spronarli, esortarli a un piccolo impegno di invenzione, rielaborazione, scelta, che poi fa sentire contenti.
Perché le idee si stimolano l'una con l'altra, e meno ci si accontenta, più si cercano tutti insieme le soluzioni originali e divertenti, più alla fine non solo ci si diverte in quella circostanza, ma cresce in ognuno la coscienza delle proprie capacità e la voglia di ripetere l'esperienza.
Questa due storie collettive furono scritte anni fa insieme con i bambini della scuola dell'infanzia di Camignone (Brescia), dopo un'incontro, secondo i modi della "cultura bambina", con gli alberi. La forma finale, come conviene con i bambini piccoli, è di un adulto, ma le idee sono tutte dei bambini.

L'albero dalle pigne d'oro

C'era una volta un albero che faceva tutte le pigne rotonde, che sembravano d'oro. Gli uomini un giorno le hanno viste e si sono messi a strapparle, perché volevano diventare ricchi. Erano avidi e cattivi, e non gli importava se così facevano male all'albero. Volevano diventare sempre più ricchi e strappavano tutte le pigne che potevano.
Poi sono andati in banca, con le borse, le carriole e i carrelli del supermercato pieni di pigne, perché volevano cambiare le pigne d'oro e farsi dare tanti soldi.
Ma il signore della banca ha detto: "Questo non è oro vero, sono solo pigne!

domenica 11 agosto 2013

Ragazzi e espressione teatrale. Cuba 2009, 1

Ho ricevuto una email da Roberto Tomás tempo fa. Mi diceva che di nuovo gli funziona la posta elettronica e che voleva riprendere i contatti. Con Cuba i collegamenti rimangono precari e l'accesso a internet ancora non è per tutti.
Ci eravamo incontrati nel 2007 durante quell'avventura unica al mondo che è la Cruzada Teatral Guantánamo Baracoa, su cui avevo girato un video, credo il primo “documentario” mai uscito su quell'evento.
Poi nel 2009 nel barrio Lawton dell'Avana ho conosciuto la sua “accademia di avvicinamento alle arti”, attorno a cui si riuniva un gruppo di adolescenti, per fare soprattutto teatro. Un incontro assolutamente straordinario, di cui ho conservato tre video, due miei e uno fatto da loro, con una dedica finale apposta per me.
Gli scrivo che ora vorrei pubblicarli, e così li ho messi nel canale YouTube di Terra Insieme, fulcro possibile – dipende solo da noi, ma siamo sulla buona strada! - di cose locali e internazionali. Nei prossimi giorni proverò ad aggiungere i sottotitoli.
Da questi video viene fuori con forza una storia umana e culturale bella, intensa, necessaria, parola che si usava in altri anni, quando ai mali del mondo si pensava di poter rispondere con la speranza, e si diceva allora per esempio: teatro necessario! E questo ritrovo nell'esperienza con quei ragazzi, per certi aspetti diversi dai nostri (per esempio, “esposizione ai mezzi digitali” praticamente nulla!) e per altri così straordinariamente simili.



Nel primo video Roberto parla dell'accademia che vorrebbe e poi, nelle stanze provvisorie di un circolo, si vedono esercizi teatrali, più o meno i “soliti”, uguali da tanti anni in tutto il mondo, per chi li sa, che io vedrei seriamente alla base di tutta l'educazione in una scuola davvero adeguata ai tempi odierni, per le persone, non per il “mercato”, oltre le crisi, verso un futuro umano e collaborativo. Poi, i ragazzi provano un pezzo teatrale scritto da una di loro, realistico, crudo, intenso, in cui parlano dei problemi del mondo in cui stanno crescendo, la situazione di Cuba, la violenza, l'AIDS...
Ragazzi che, forse perché non hanno tanti aggeggi virtuali in cui perdersi, appaiono motivati a fare i conti con la realtà.

E nella scena finale del video, dopo le prove del pezzo teatrale, li ritroviamo contenti e sereni che giocano a “rubabandiera”! 

sabato 10 agosto 2013

Le api, le rose, il video e gli ebook

Avevo girato al margine di una gita con i bambini di una scuola elementare di Brescia. Si sentono le loro voci, mentre io seguo in disparte le api al lavoro sulle rose selvatiche.
Uso una macchina fotografica compatta di fascia alta (cosiddetta bridge”, quelle che passano con disinvoltura dal grandangolo spinto al super zoom!), in grado di girare video in full HD. Le immagini non sono niente male, mentre il sonoro è un piccolo disastro, col rumore del motore dello zoom (anche se io mi guardavo bene dal non toccarlo) che a tratti entra prepotente e fastidioso nel video. Se non fosse per il vantaggio non indifferente del super macro, che consente di stare proprio addosso a un soggetto piccolo come un'ape, con i risultati che si vedono, per riprese diciamo “normali” è molto meglio il telefonino!


Bees-Roses from Paolo Beneventi on Vimeo.

Viene da riflettere, dal punto di vista degli strumenti. Per chi non può permettersi una fotocamera reflex ben accessoriata,succede che le videocamere che una volta venivano dette prosumer, unici attrezzi che consentono qualità buona a costi contenuti, stanno letteralmente sparendo dai negozi, a sancire una separazione netta tra il “professionale” e l'”amatoriale”, del tutto priva di senso dal punto di vista tecnico e assolutamente nefasta da quello culturale. Con buona pace degli entusiasti della rivoluzione “digitale”, siamo ormai in piena regressione, con “innovazioni” bruciate ogni sei mesi e le migliori risorse hardware e software a basso costo viste in questi anni perdute forse per sempre, per un pubblico anche non necessariamente sprovveduto, ma che non ha avuto nemmeno il tempo e il modo di conoscerle, per eventualmente poter scegliere!
Il tempo e i modi per invertire la rotta ci sarebbe, a patto che qualcuno si renda finalmente conto del problema!
Intanto, dalle mie foto di piccoli animali, assolutamente amatoriali e scattate tutte in luce naturale, spesso con bambini vocianti e curiosi intorno che mi fanno scappare gli insetti appena possono, con la casa editrice Mammeonline stiamo ricavando una serie di ebook. Non solo immagini e indicazioni scientifiche, ma tante filastrocche, che dovrebbero rendere l'approccio ai bambini (e non solo) più divertente e interessante. Il primo è già on line e parla di Mosche!

giovedì 8 agosto 2013

Le abilità del nuovo millennio: il lavoro cooperativo!

Da Telekids, il sempre interessante blog di Jacqueline Sánchez Carrero, che con continuità e coerenza ci fornisce informazioni sempre molto utili a comprendere il rapporto vero molteplice che può esistere tra bambini, televisione e nuovi media, copio e incollo questo bellissimo video animato che viene dal CileSi parla delle abilità del nuovo millennio e l'accento non è posto – come certo conformismo tecno mercantile dalle nostre parti induce molti a pensare – sulla corsa affannosa all'adozione di protesi digitali che gli umani, volenti o nolenti (e chissà perché?) devono adottare, ma su un nuovo modo di operare e stare insieme delle persone, oggi necessario e possibile: cooperazione, condivisione, collaborazione!



Molti segnali, ci dicono che è probabilmente l'unico modo attraverso cui questo nostro mondo può uscire davvero dalla crisi economica, sociale, ambientale in cui si dibatte, anche attraverso un uso"progressivo" di tecnologie che fino a ieri non esistevano e che – se osserviamo oltre la cortina di ideologia e di spot pubblicitari che ci circonda- sono nate proprio dalla condivisione di idee e risorse a livello planetario. Solo per fare due esempi, il personal computer e internet – anche se in tempi di memorie digitali preponderanti è proprio la memoria umana che spesso fallisce, e quindi quasi nessuno lo sa – nacquero ai loro tempi contro i piani della grande industria, a dimostrare la potenza enorme e oggi potenzialmente rivoluzionaria del fare insieme!

sabato 3 agosto 2013

Il bambino e il tiranno

Trovato nei vecchi post di "Bambini Oggi" un articolo pubblicato nel gennaio 2010, che torna particolarmente d'attualità in giornate in cui, dopo la condanna di Berlusconi per il caso Mediaset, c'è chi minaccia addirittura la guerra civile se il Presidente non gli concederà la grazia!

Agli alunni svogliati, un esempio proposto dalla tradizione italiana è quello del grande Vittorio Alfieri, che si faceva legare alla sedia per non smettere di studiare e ripeteva «Volli, sempre volli, fortissimamente volli!» Ai bambini pure si parla a scuola di libertà e tirannide, per lo più in riferimento alla Grecia antica, o ai patrizi e plebei romani. A proposito, così scriveva Alfieri, nel 1777:

«...Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo».

Nell'attualità, l'uomo forte non è il tiranno, ma senz'altro ha il potere di fare cose e sollecitare nella gente sentimenti non comuni, e nei bambini l'immaginazione. Lo conoscono attraverso le immagini e le parole che ricevono dalla televisione e, quando gli si dà l'occasione di giocarci un poco, rielaborano le informazioni che possiedono e ci restituiscono, scherzandoci, una rappresentazione facilmente diversa e originale.

Nel 1981, durante gli incontri di animazione teatrale , io facevo fare il telegiornale dei bambini e nel loro immaginario un uomo forte era Craxi, allora all'apice del suo potere e popolarità. Ritrovo il testo di due TG, di quarta elementare :
«Notizie per i maestri: Craxi dice di non dare compiti agli scolari per motivi di CGIL CISL e UIL. Intervista di Craxi: "Ho inserito questa legge per far contenti i bambini. Invece di far accompagnare i bambini a scuola in macchina, c'è un DC10 che passa sopra le case, con una specie di paracadute che acchiappa i bambini per il sedere. Li tirano su e li mettono comodi in un sedile. Il DC10 atterra sopra la scuola, scarica i bambini per il buco del sedile, e li mette ai propri posti"».

«Il presidente della repubblica Pertini è morto perché si è arrabbiato con Craxi e si è impiccato nella sua stanza con il lenzuolo del suo letto. Prego, vediamo la scenetta».

venerdì 2 agosto 2013

Bambini oggi “reloaded”

Tra i numerosi luoghi comuni con cui alimentiamo le nostra insicurezze personali e sociali, ce n'è uno per cui in rete non si perderebbe niente!
Io tra il 2009 e il 2011 tenevo un blog “professionale” che si chiamava Bambini Oggi, che, dopo aver chiuso, a un certo punto per decisione dell'editore è stato reso completamente inaccessibile. Non so se sia stato letteralmente cancellato dai dischi rigidi di qualche server remoto, ma se qualcuno clicca uno dei numerosi link che ancora qua e là si trovano a uno dei 944 articoli che avevo pubblicato, viene semplicemente “reindirizzato” a un altro blog del network, che per il momento è “Scienza e salute” (poi, del doman non v'è certezza!)



Siccome 944 articoli che parlano di “Bambini oggi, alla scoperta del villaggio globale” sono una specie di enciclopedia, a parte la scadenza quasi quotidiana che mi spronava a scrivere di tutto, ho pensato che, depurati dall'attualità, molti varrebbe la pena di riprenderli. Certo, non facevano il traffico che avrei avuto parlando della farfallina di Belén, ma c'era chi li apprezzava e, ostinatamente “obsoleto” ma previdente, se la composizione del blog la facevo con un programma on line, i testi li scrivevo prima sul mio computer e quindi sono ancora lì (a proposito della opportunità di un “futuro” in cui tutto venga depositato nel cloud, dentro “armadi” le cui chiavi non teniamo noi!).
Non sarà un semplice “copia e incolla”, ma un recupero ragionato e attualizzato, che contribuirà a dare continuità ai miei due blog attuali, questo e “Tools strumenti”, finora alquanto saltuari, e farne uno strumento migliore di comunicazione.
Già avevo anticipato questo recupero con i tre articoli sul linguaggio di programmazione “Logo” ,e questa è anche una esortazione ai pochi che per ora passano di qui e che magari mettono un “mi piace” in facebook, a lasciare i loro commenti. Un blog infatti è ricco e funziona davvero se i lettori partecipano!

Diciamo che io ci riprovo a fare la mia parte come blogger, e vediamo poi che cosa succede!

mercoledì 31 luglio 2013

Disagio tecnologico di quasi agosto...

Pensavo....
Lavoro con I bambini dall'inizio degli anni Ottanta, e da sempre ho usato tutta la tecnologia che c'era. Si giocava col corpo, l'immaginazione, le macchine, molto tempo prima che espressioni linguistiche ormai deprivate di senso come “digitale” o “2.0” arrivassero a portare vagonate di rumore e confusione nelle relazioni già abbastanza complicate tra gli umani di età diverse. Era bello: il videoregistratore, il sintetizzatore moog, il registratore audio, la telecamera, il computer, i DVD fatti in casa, il telefonino, l'iPad... Attrezzi e mezzi amichevoli e facili che, presi per il verso giusto, rinforzano nei bambini lo stupore, la sorpresa, e soprattutto la voglia di fare.
Pensavo. Ho presso dalla cassetta della posta l'ennesimo stampato con le offerte speciali di “tecnologia” di questi giorni di quasi agosto 2013 e provo un senso istintivo di fastidio. Ma non ero io che fino a poco tempo fa sfogliavo avidamente le offerte speciali, curioso di qualche occasione a buon prezzo? Non erano quei posti fantastiche esposizioni di strumenti sempre più potenti, economici e facili, per poter fare cose sempre nuove e strabilianti?

Mi viene da dire “ora non più”, e il dubbio sorge legittimo: forse sono invecchiato, stanco, ho fatto il mio tempo e chissà dovrei farmi da parte.
Poi provo a ragionare, e vedo che in realtà le mie attività con i bambini funzionano bene come sempre, anzi di più. Continuiamo anche a usare sistematicamente la tecnologia, producendo video e siti web, e attraverso la rete stanno partendo non uno ma diversi progetti, tra i più belli e avanzati a cui abbia mai partecipato. Sto anche pubblicando proprio oggi il mio primo ebook...
Allora, cosa c'è che non va? Forse il fastidio crescente per questi “ultimi arrivati” che conoscono solo tablet e touch screen e vanno in giro dando lezioni al mondo? Forse quel fiorire di luoghi comuni che descrivono i bambini di oggi come una generazione di “mutanti digitali”, messi in giro da gente che evidentemente i bambini veri non li conosce ?
E' come un senso generale di falsità in cui a forza ci si vuole obbligare a vivere, in cui dominano gli stereotipi, l'ignoranza, l'onnipotente mercato! Nella società, nei media, nella scuola, dove l'esperienza degli umani è nulla e l'ideologia omologante è tutto. Sto bene, benissimo con i bambini, ma sono a disagio nel contesto... Se il mondo andasse bene, avrei di che preoccuparmi!

Nella foto sopra si vedono tre bambine e una maestra chine sull'erba, che stanno guardando qualcosa. In realtà, la maestra aveva in mano una videocamera (la tecnologia c'era!), ma quello che stavano facendo era cercare e scoprire gli animaletti nel prato: insetti, ragni, millepiedi, lumache, lombrichi, bellissimi e entusiasmanti per i bambini, molto più di un videogioco! Poi, grazie a video e fotografia, con il computer, il proiettore, il software giusto, non solo riviviamo e approfondiamo l'esperienza ma, se vogliamo, il videogioco lo facciamo noi!

Ecco, forse è proprio questo l'ultimo passaggio, quello più importante, che nell'andazzo della tecnologia usa, esibisci e getta degli ultimi anni si sta perdendo... E il disagio ha ora tutto il senso di una possibile “rivoluzione” che seriamente rischia di non esserci più!

lunedì 3 giugno 2013

Como las fotos de los viejos campesinos

Me acuerdo un día de mi juventud, estudiante, en visita en Venecia, todo lleno con la Mostra del Cinema y la Regata Storica y los hoteles de toda manera para nosotros demasiado caros, estábamos con nuestros sacos de dormir en la estación de trenes. Llega un policía severo y gentil que dice: “Aquí no se puede, pero de la otra parte del canal...” Así, bajo un frontón histórico de una iglesia, nos despertamos a las seis de la mañana con los primeros turistas japoneses que ya van tirando fotos de nosotros!
Veloz, traigo de la mochila mi cámara y digo al turista: “Yo también quiero tirar una foto de ti!” Y el, pasando de sujeto a objeto de la fotografía, se pone sonriendo en posición de firmes. ¿Como? Tu, japones con gafas y cámara, que a nuestros ojos de la fin de los Setentas representas algo come un
nativo fotográfico”, cuando yo te hago la foto te pones posando como los campesinos, con su visión antigua de la imagen fotográfica, fija, frontal, monumental?

Los tiempos de los hombres no están siempre de acuerdo con los de la tecnología, incluso cuando parece que sea familiar y cotidiana.
Estaba mirando vídeos de escuelas de España y Latino America para el concurso de Teleclip TV. Tal vez usan programas de montaje con títulos y efectos... Pero en las tomas, si algunos son buenos, muchos parece que delante del vídeo se pongan como los campesinos retratos en el daguerrotipo, como el turista japones con mi réflex! Frontales, en plano secuencia, sin la idea que se pueda aplicar a nuestros vídeos “caseros” la “gramática” de la televisión, o que nuestros productos se puedan hacer un poquito mejor.
Cuanto cabe para que los niños de hoy comprendan los “secretos” de un vídeo de buena calidad?
Trípode o tomas que no tremolen, breves, con cambios de perspectiva... 10, 20 minutos? Lo compruebo todos los días desde 30 años! Y pero parece que en una entera vida escolar aquellos 20 minutos no pasen jamás... No pasaban y ahora que el vídeo es “obsoleto” no pasarán!
Así en nuestra sociedad el lenguaje que domina de facto la cultura, el costumbre, la política del mundo entero no es de verdad conocido por las personas, de todas las edades, que generalmente lo saben leer mal y no lo saben escribir. Pero el “futuro” ya está en el digital, la web, el “cloud”. Que todos seguro sabemos de que se trata! ¿Seguro?

Veo ahora el vídeo de los ensayos de teatro hecho por lo niños del cuarto grado, los que el año pasado hicieron Trasformamela. No han trabajado mucho en los filmes, hay nuevos que nunca lo hicieron. Pero no quieren trabajar sin trípode y con atención toman, se dan consejos, tratan de acercar el punto de vista, hacen panorámicas perfectas: más de 2 horas y media, y el espectador no se aburre.
Simplemente, hemos visto juntos como se puede grabar imágenes buenas, como las de la televisión, y ahora lo hacen. ¿Demasiado fácil?

venerdì 31 maggio 2013

Bambini e insetti, ancora, per fortuna!

Alla fine questa volta abbiamo usato anche la LIM! L'abbiamo usata per lo più come proiettore ma, quando si è trattato di mettere le 4 figure di insetti sullo schermo per poterli disegnare, c'è stata anche questa possibilità nuova di mettere in ordine le immagini invece che da computer direttamente spostandole con la mano sullo schermo: bambini, va bene così? Carino!
In realtà, ci vogliono questi momenti in cui i bambini si scatenato entusiasti nel giardino dietro a un ragno o a una mosca, urlanti, corporei, così poco “digitali”, a ridare un po' di speranza nella possibilità di fare una scuola di qualità basata sulle persone, cittadini attivi nel loro territorio, che apprendono, producono e usano anche la tecnologia, ma non si fanno imbrigliare, espropriare, dettare il come, il quando e il cosa, spesso senza nemmeno avere capito di che cosa si tratta.
Questa idea che milioni di utenti con competenze anche scarse o quasi nulle, che non hanno idea di come si mettono in ordine i dati dentro un disco rigido, non dico per selezionarli e magari elaborarne qualcuno, ma anche solo per saperli ritrovare, l'idea che utenti di questo tipo vengano mandati in massa nel “cloud”, perché ormai ti tolgono anche i DVD dai personal computer, mi suona come uno dei più colossali raggiri della storia dell'umanità. E prepara a tempi in cui il 90% delle risorse informatiche del pianeta, server, rete, elettricità, saranno dedicate a gestire spazzatura, senza neppure uno straccio di preliminare “raccolta differenziata”!

Bando però oggi alle tristezze. Un modo tutto diverso, nostro, consapevole, attivo, produttivo, culturalmente innovativo è possibile, facile, immediato, e tutti lo possono provare.
I bambini di seconda come sempre si sono fiondati nel giardino con un entusiasmo incredibile. Abbiamo usato le risorse digitali fotografia e video, per ricordare nei particolari i piccoli gli animaletti che abbiamo trovato, e anche i gesti, le voci, l'interazione dei bambini tra di loro, con la maestra, con me. Abbiamo messo insieme scienza ed emozione, anche questa volta scoprendo qualcosa di nuovo e “sconosciuto”: l'anno scorso le “pupe” delle coccinelle e quest'anno una mosca dalle ali colorate di preziosi ricami.
Poi abbiamo usato altre risorse digitali, il pc e la LIM (ma anche un proiettore andava bene!) e le casse acustiche per vedere e ascoltare. E' stato un po' più noioso che muoversi nel giardino, ma i bambini hanno fatto col disegno copia “quasi dal vivo” di alcuni animaletti.
Poi useremo la risorsa digitale della rete “leggendo”, in questo caso per esempio per andare a capire (aiutandoci anche con i libri) come si chiama il coleottero qui raffigurato, conoscere la sua famiglia, ma anche scrivendo, perché, dalle esplorazioni di tanti bambini, di tante scuole diverse, anche in diverse parti del mondo, stiamo costruendo su internet il Museo Virtuale dei Piccoli Animali.


E questo è un mondo “digitale” che non solo non fa paura e non ci costringe a correre continuamente dietro alle “novità” del mercato, ma anche subito ci può aiutare nella comprensione del mondo in cui viviamo, di quello che materialmente “tocchiamo”, non solo schermi, ma anche essere viventi

venerdì 3 maggio 2013

Bambini fucili killer ideologia


Notizia americana: nel Kentucky un bambino di 5 anni ha ucciso la sorellina di 2 con un colpo di fucile. Non ha preso accidentalmente l'arma di un genitore (chi si ricorda negli anni settanta l'enciclopedia I Quindici, traduzione di Childcraft, che consigliava a mamme e papà di tenere le armi di famiglia fuori dalla portata dei bambini?), ma il fucile era suo. Gli era stato appena regalato, scelto nel ricco catalogo di una premiata ditta, specializzata nella produzione di armi vere per bambini! Fantastico!
Gli Stati Uniti sono per definizione il paese più progredito e democratico del mondo.
Se però chiedessero l'ammissione all'Unione Europea, non avrebbero i requisiti. Nel vecchio bistrattato continente non sono infatti ammessi la pena di morte e la vendita libera delle armi, mentre da quelle parti non basta nemmeno l'impegno personale del presidente Obama per vietare almeno quelle da guerra!
Niente male però anche da noi in Italia, la sparatoria davanti al ministero degli interni. C'è un tizio che agisce con modalità da killer professionista suicida (“ma perché i carabinieri non mi hanno sparato?” pare abbia chiesto. Forse perché stavi in mezzo alla folla?) e gran parte della stampa lo tratta come un “disoccupato disperato”. Non avendo nient'altro da fare, notoriamente i disoccupati si allenano ad estrarre più veloci di Tex Willer la loro pistola illegale con matricola cancellata e a colpire esattamente nei punti non protetti dai giubbotti antiproiettile! O avrà imparato in qualche videogioco?
La ditta americana pare si lamentasse (ora non si può verificare, dato che 2 giorni dopo il fattaccio le sue pagine web sono inaccessibili!), perché qualche assurda legge le vieta l'esportazione delle sue armi per bambini nel resto del mondo. Sai che bel regalo per i nipotini di Borghezio, soprattutto ora che i problemi dell'immigrazione in Italia sono affidati a un ministro donna di origine africana dalla pelle nera! Ma dove andremo a finire?
Ai tempi del fascismo e del nazismo, molti hanno detto e scritto che il pensiero unico, l'adesione di massa a quelle idee era favorito dalla propaganda, dall'uso sapiente e sistematico che quei regimi sapevano fare di stampa, radio e cinema. Tutti vedevano e sentivano le stesse cose, ripetute, e ci credevano.
Oggi tutti siamo “liberi” di comunicare come vogliamo, tra pc, smartphone, tablet, social network, tweet, cloud. Ma come capacità di pensiero autonomo e come scambio di idee tra le persone, in modo da condividere e capire meglio insieme ... sembra che non siamo messi tanto bene neanche noi!