giovedì 26 settembre 2013

La scuola e la possibile produzione (rivoluzionaria!) di memoria

Ci pensavo. Si parla sempre di una scuola arretrata, contrapposta a una società che si sviluppa in modo sempre più tumultuoso. Eppure proprio la scuola tradizionale, da un certo punto di vista, ha anticipato nel tempo la società attuale dell'usa e getta digitale. Cioè, un contesto in cui le attività umane, gli sforzi intellettuali, l'intelligenza e l'impegno delle persone, si muovono principalmente e clamorosamente attorno solo a se stessi, al vuoto, senza produrre nulla!
Nella scuola tradizionale ogni sforzo non doveva avere risultati, se non la riconferma che il sapere datodefinito a priori e uguale a se stesso, era passato dall'insegnante agli allievi. E nei social network, di norma, tutto quell'arrabattarsi e “postare” pure non mira ad avere risultati, se non a confermare la presenza dei diversi protagonisti in rete: sei su facebook, su twitter, su google +, incrementi il tuo punteggio klout! Mentre il mondo vero, l'economia, la politica, il pensiero progettuale, scorrono inesorabilmente altrove. Proprio come a scuola!

In tempi in cui, dopo la fastidiosa e potenzialmente destabilizzante invasione dei personal computer, il “rinnovamento” della scuola sembra procedere attraverso l'introduzione di oggetti digitali tranquillizzanti, come libri e lavagne, e l'impotenza delle persone comuni viene santificata dal loro concentramento in luoghi virtuali assolutamente inoffensivi (al di là di certe suggestioni interessanti, non si fanno le rivoluzioni con i “tweet”!), nella scuola come nella società della rete un uso diverso e alternativo delle risorse non solo è tecnicamente possibile, ma potrebbe da subito ribaltare questo stato di cose, in cui domina una ideologia dominante in superficie ma debole nella sostanza.
Nella società, attraverso modalità efficaci di condivisione e un difficile affrancamento intellettuale dai temi e dai modi della cultura televisiva introiettata per decenni e tuttora prevalente, un uso intelligente e appropriato di risorse oggi alla portata di tutti potrebbe davvero portare a una gestione dal basso dell'informazione senza precedenti. Discorso complesso, ma che dovremmo finalmente incominciare a fare davvero, oltre gli slogan e l'ideologia.
Nella scuola basterebbe molto di meno, un piccolissimo passo che sarebbe già una rivoluzione. Invece di guardare sempre fuori a magici aggeggi che arrivando finalmente risolverebbero le cose (sono molti decenni che la scuola periodicamente confida in magici aggeggi, che regolarmente falliscono, fino alla comparsa del prossimo magico aggeggio, che sarà sicuramente quello buono!), si potrebbe cominciare a guardare con intelligenza dentro, a quello che nella scuola effettivamente si fa. Oltre la variabilità dei programmi ministeriali e delle prove di valutazione, nella scuola ci sono umani che vivono e producono cultura, spesso ad ottimi livelli, e una inversione copernicana rispetto alla cultura fallimentare dell'usa e getta sarebbe proprio cominciare sistematicamente a tenere memoria di questa produzione, non buttare via tutto ogni anno per ricominciare sempre da capo, dare l'opportunità a bambini e ragazzi, lavorando su certi argomenti, di conoscere quello che sugli stessi argomenti hanno pensato e prodotti altri bambini e ragazzi prima di loro. Creare nelle scuole e gestire insieme, docenti e ragazzi, archivi digitali di testi, immagini, video, audio, che raccontino la storia di quella scuola, che possano incontrarsi in rete con le storie di altre scuole, cioè con le storie di altri docenti e ragazzi, nel tempo e nello spazio.
Questo oggi è tecnicamente facile e possibile praticamente per chiunque, come prima non lo era mai stato. E questo potrebbe essere il vero elemento di novità del tempo attuale, non le chiacchiere su fantomatici “nativi digitali” o la induzione di nuovi comportamenti attraverso il passaggio forzato a libri e lavagne digitali solo per consumare i soliti contenuti altrui!
Una scuola che produce informazione su se stessa, su come funziona, non solo non ha più il problema di “inseguire” la tecnologia, ma alla tecnologia stessa dà sostanza, rendendola indipendente dal mercato e rinnovando i linguaggi come non è possibile se questi non vengono “parlati”. E anche l'uso dei nuovi aggeggi sarebbe meno problematico, perché una parte importante dei contenuti a questi aggeggi li fornirebbe la scuola stessa, cioè le persone che ci vivono e ci lavorano, adulti, bambini e ragazzi.

Forse vale la pena di ragionarci un po' su...

2 commenti:

  1. Sono profondamente d'accordo! Non esattamente sulla storia e le caratteristiche della scuola, ma SusyDiario nasce con la stessa filosofia: permettere ad insegnanti (ed alunni) di produrre contenuti ed altro materiale, usarli e soprattutto condividerli perché creazione, scambio e riuso sono fondamentali

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  2. Fa piacere trovarsi d'accordo (su storia e caratteristiche della scuola, il discorso è lungo, complesso e articolato, ovviamente!), Credo che il problema sia anche di "immagine", in questo caso non sulla base di slogan vuoti o luoghi comuni, ma di attività vere e importanti che nella scuola si svolgono e che la società nel suo insieme fatica a riconoscere. Finora abbiamo sottovalutato, o non valorizzato a sufficienza, la potenza dei mezzi che oggi tutti possiamo avere tra le mani, così come del fare rete davvero, anche perché si tratta di mezzi e modalità di azione davvero molto recenti (rispetto ai tempi umani, non del marketing!) e l'onda principale del mercato spinge spinge proprio nella direzione opposta rispetto a un utilizzo consapevole e attivo delle tecnologie. Bisogna fare anche vedere a tutti quegli insegnanti che, per una ragione o per l'altra, della tecnologia hanno tuttora paura, che ci può essere (anzi deve esserci), un uso della tecnologia rispettoso delle persone e non imposto da nessuno, e che attraverso la collaborazione tra le persone stesse (che non devono "adeguarsi", ma semplicemente acquistare familiarità con gli alfabeti del nostro tempo), i mezzi tecnologici possono essere di grande aiuto per una scuola più attuale, serena, aperta e propositiva nei confronti dell'intera società.

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