Non
so cosa sia successo in questi ultimi giorni, probabilmente qualcosa
di brutto connesso alla pubblicazione incauta di fotografie di
bambini in rete. Magari andrò a vedere, ma non smetterei di considerare miopi e controproducenti le argomentazioni con cui alcune maestre su facebook affermano -
se non ho capito male, e
comunque sono discorsi che spesso si sentono - che mai
si dovrebbero pubblicare immagini di bambini da
dentro la scuola
e che le colleghe che lo fanno, "liberatorie" o no, sono
delle incoscienti, e cose del genere. Allibisco
e, francamente, ho paura!
Nel mondo i pericoli sono ovunque, per tutti. Ma
nessuno si sogna di dire che va abolita la circolazione stradale
perché un bambino è andato sotto una macchina, né ci sono crociate
contro le settimane bianche, perché dei "minori" sono
finiti sepolti da una valanga. Si insegna ai bambini e agli adulti che ne hanno responsabilità il modo corretto
di attraversare la strada, così come le regole di comportamento
in montagna, e si accetta in definitiva, come
società nel suo complesso, che in certi casi la
prudenza e l'insegnamento possano non bastare, perché qualcuno
sbaglia, o succedono cose che per una ragione o l'altra sfuggono al
controllo. Conseguenze non sempre positive del mondo fisico,
mentale, naturale e sociale in cui viviamo.
Perché
allora questo accanimento proprio contro le immagini,
come se da lì venisse il pericolo più grande per nostri piccoli?
Che è tanto più curioso tra l'altro, in tempi in cui le telecamere
di sorveglianza sono ovunque e addirittura qualcuno
propone di metterle in tutte le aule scolastiche, dopo i noti casi di
maltrattamenti di bambini da parte di alcune
maestre.
Viviamo
in una "società dell'immagine" in cui proprio la
scuola, che in certi casi pretende di "difendere" i
propri alunni rendendoli invisibili (divieto assoluto di fotografare,
filmare, ritrarre a matita o a carboncino, perché chissà cosa
potrebbe succedere!), ha la grossa, enorme responsabilità di non
avere educato intere generazioni al consumo, gestione, produzione
dell'immagine, che da decenni è l'alfabeto
universale del pianeta. Per
cui moltissimi tra quelli che
ogni giorno inondano i social network con miliardi di fotografie e di
video, protagonisti analfabeti della società dell'informazione, lo fanno
con lo stesso
atteggiamento inconsapevole e naif di chi negli anni Settanta
mostrava
rullini da 36 pose o filmini super 8 ad amici e parenti, improvvisando,
senza avere ricevuto nemmeno un minimo delle basi culturali necessarie.
Perché tutti invece
oggi siamo produttori di informazione, di
fronte virtualmente al mondo intero, e la trasciniamo ai livelli più
bassi, l'informazione, girando video sistematicamente verticali,
non accorgendoci quando sono trasmessi nel formato
sbagliato, pubblicando su youtube anche porcherie immonde
(qualitativamente parlando) senza prima non solo averle montate, ma
spesso nemmeno guardate!
E
che tutto questo non c'entri niente con l'imbarbarimento generale
nella politica e nella cultura, con il "potere" sempre
più in mano agli analfabeti, andate a raccontarlo a qualcun altro.
In questo cresciamo e viviamo, e questo alla fine produciamo!
Un video in cui i bambini sono protagonisti, ma non si vedono! |
La
mia idea è che non di nascondere i nostri bambini avremmo
bisogno, ma viceversa proprio di vedere e conoscere molto
di più, come opinione pubblica, le loro facce vere,
i loro sorrisi, le loro emozioni autentiche, la loro capacità
magari di proporre alternative al mondo falso e ipocrita a
cui ci stiamo tristemente assuefacendo, oltre gli stereotipi
avvilenti tipo “nativi digitali” e la ben più triste realtà di
cuccioli di consumatori che crescono soli in un contesto asociale di incertezza e
paura, di fuga sistematica, spesso attraverso un irrigidimento burocratico improvvisato e ottuso, dalle responsabilità vere, senza più
sistemi di valori, e dove anche la tanto decantata “tecnologia”,
invece di cambiarci la vita, è per i più soltanto un insieme
senza senso di oggetti di consumo sconnessi e scollegati tra di
loro (i video che si girano con i telefonini non si guardano nel
televisore!), da esibire senza bisogno capire.
Mentre ci roviniamo la vita costruendoci paure su problemi che magari
esistono, ma che presi ognuno fuori da un contesto globale,
diventano incubi e paranoie devastanti: gli immigrati, i pedofili,
l'euro!
Così
succede che i ragazzi fino a 14 anni devono per legge essere accompagnati e “ritirati”
da scuola, e a 14 anni e un giorno gli si compra la scooter! E in
quanto “minori” vengono rigorosamente ritenuti da “proteggere”
dalle loro immagini, salvo poi scoprire con sconcerto che tra gli
adolescenti non pochi fotografano,
filmano e diffondono in rete foto e video di se stessi nudi o addirittura mentre
fanno sesso.
Come i ragazzi sono e sanno non può essere sempre raccontato da altri |
Posto
che nessuno ha una ricetta valida per tutto, io personalmente
credo che vada incoraggiato l'uso consapevole dei mezzi audiovisivi
da parte dei bambini e dei ragazzi in prima persona, anche nella
scuola, senza diffondere immagini di se stessi allegramente sempre e
ovunque, ma imparando a capire, facendolo, come
si producono le immagini e che senso ha pubblicarle, sapendo
che ci sono pericoli nella rete così come ci sono nella città reale e nella strada, e
intanto però partecipando
da protagonisti veri
alla
società dell'informazione,
con una presenza viva
che può fare solo bene, oltre il fatto di essere considerati
“minori” che non avrebbero
comunque nulla di significativo da
dire,
e oltre le paranoie di
adulti che ancora si illudono che i
pericoli si possano evitare costruendoci attorno dei
“muri”.
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