Fanno
sorridere, in molti film di fantascienza degli anni '80, gli schermi
a tubo catodico bombati che spesso ritroviamo nelle astronavi
del “futuro”. Allo stesso modo, tra qualche anno probabilmente sorrideremo
dei più avveniristici ma improbabili
touch screen trasparenti con i quali nei film di oggi si
immagina che la complessità dei computer un domani potrà
essere ridotta a pochi gesti plastici, sfogliando le funzioni con
le dita come oggi si fa con i giornali della rassegna stampa in
TV o con le foto delle vacanze sull'iPad. E anche con la
precisione sintattica estrema di un vulcaniano, è difficile
immaginare di poter dire a voce, in tempi accettabili, tutta quella
sequenza di selezioni che, tra menù e sottomenù, si compiono
in pochi secondi con un mouse. Chi poi con il computer ci
lavora davvero, sa che ancora oggi il modo più veloce per dare i
comandi restano – e per questo conviene impararle a memoria, perché
poi si risparmia un sacco di tempo - le combinazioni
di tasti sulla tastiera: crtl + c = copia; crtl + v =
incolla crtl + s = salva; ecc.
Proprio
la vecchia cara tastiera torna protagonista alla grande – e
rischia di essere qualcosa di clamorosamente importante - nella nuova
proposta di Nintendo, casa che, più che seguire le mode, spesso
innova in modo anche clamoroso. Basti pensare allo schermo
tattile, introdotto per la prima volta in un prodotto di largo
consumo con la Nintendo
DS; o alla Wii,
che ha cambiato l'idea stessa di videogiochi. Gli stessi Pokemon,
divenuti cultura dei bambini di tutto il mondo, dimostrano
quando possano essere popolari giochi impegnativi anche dal punto di
vista mentale e conoscitivo. E' anche osservando come i bambini
spontaneamente imparano i nomi, la classificazione, le proprietà dei
Pokemon, che io personalmente ho rotto gli indugi nel proporre il mio Museo
Virtuale dei Piccoli Animali.
Impara
con Pokemon si gioca con la tastiera. E la si
impara, gradualmente, dalla singola lettera alla fila
di caratteri vicini, fino alla capacità di individuare i tasti e di
pigiarli senza guardare, usando tutte quante le dita! E quando
arrivano all'ultimo livello, con l'ultimo Pokemon, a sette o otto
anni i bambini, senza accorgersene, sanno già scrivere come un
dattilografo!
Troppo
bello per essere vero? Forse. Ma il mondo - parlo per la mia
esperienza personale con i bambini - è pieno oggi di possibilità
anche molto facili da cogliere, che risolverebbero forse un sacco di
problemi (l'attenzione,
la motivazione, il bullismo ecc.) e che ostinatamente per esempio
la scuola continua a ignorare. Che alla Nintendo abbiano scoperto
l'uovo di Colombo, perché tutti i bambini possano conseguire
giocando abilità che normalmente si conquistano in altre età,
attraverso corsi lunghi e spesso noiosi?
Dopo
di che, come sottolineava anche il professor
Andreoletti, durante la presentazione giovedì
scorso a Milano, il fatto di usare abitualmente la tastiera
non significa – come sembrerebbero intendere certe scelte
“futuriste” che qua e là prendono piede in questo mondo confuso
– la “inutilità” dell'apprendimento oggi della scrittura
tradizionale, e in particolare del corsivo. Non è
questione solo se dopo la si usa tanto oppure no. A parte che
l'istruzione dovrebbe favorire le libere scelte di ogni
individuo e non un conformarsi solo a quello che fa la maggioranza,
la scrittura manuale comporta comunque l'acquisizione di abilità
psicomotorie che, non sappiamo quanto, sono importanti in
generale per lo sviluppo cognitivo. E sono inquietanti i possibili
scenari in cui umani civilizzati, in mancanza di una tastiera o di
interfacce digitali, non siano in grado di tradurre con le proprie
mani i pensieri in segni sulla carta, su una lavagna, sulla sabbia.
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