Ieri,
nel fare ordine tra montagne di carte, ho trovato alcuni disegni di
bambini che vengono da un progetto di altri tempi, “Giochiamo al
cinema senza parole”, realizzato nel 1995 con Alberto
Lorica in due scuole
materne di
Brescia, in occasione dei 100
anni del cinema.
Anzi, dovrò chiamare Alberto e chiedergli se gli è rimasto
qualcosa, perché tra tutte le decine di video con cui posso
ripercorrere per ampi tratti le mie storie di animazione, a quanto
pare proprio questo montaggio, paradossalmente, mi manca!
Credo
sia importante per ognuno di noi, mentre si fanno tutti i giorni i
conti con le gioie e i dolori del proprio presente, mantenere
il senso della piccola storia
che abbiamo attraversato per arrivare fin qui. Soprattutto quando si
fanno attività con i bambini,
i quali, prima di venire risucchiati nel conformismo sociale che
soprattutto di questi tempi tutto sembra omologare e appiattire alle
mode e agli stili di vita del momento, hanno comportamenti, reazioni,
emozioni che rispondono a costanti
antropologiche che
variano molto poco nel tempo. Cioè, a differenza di quanto
suggeriscono certi luoghi comuni, i
bambini di oggi a stimoli simili rispondono praticamente allo stesso
modo dei bambini di 30 anni fa.
Anche se magari giocano
abitualmente con
giocattoli diversi.
Il
“giocattolo” che portammo allora nelle scuole era già per quei
tempi un oggetto antico e sconosciuto: un
proiettore
cinematografico 35 mm.
Ricordo anzi che era del Comune, ma nessuno se ne ricordava, e
Alberto dovette convincerli che da qualche parte ce l'avevano. Fu
trovato, e alla fine ci presentammo nelle scuole con quell'aggeggio
insolito e le “pizze” di un film di Charlot.
E già aprire con i bambini quelle misteriose scatole metalliche fu
l'inizio di un'avventura nuova e un po' magica.
Devo
cercare se ho qualcosa del girato
hi-8
(si lavorava con due videocamere, e probabilmente io e Alberto ci
eravamo portati a casa le rispettive cassette... ahi, che vuoto di
memoria e documentazione!), per ritrovare e magari pubblicare qualche
sequenza in cui i bambini
si affollano con
curiosità ed entusiasmo attorno
alla pellicola, a
sbirciare la storia interessantissima nel fitto susseguirsi di
fotogrammi che sembrano tutti uguali e che invece alla fine sono
diversi! Nel 35mm
le immagini si vedono,
colpiscono i sensi e l'immaginazione prima ancora di passare davanti
alla luce che darà loro il movimento, e questo costituisce per i
bambini un'esperienza
sensoriale completamente
diversa e molto più intensa di quella che può offrire, al primo
approccio, una video cassetta (o un DVD, un lettore MP4, un pen
drive!).
Quando
poi si fa il buio, si accende la luce del proiettore e le
bobine cominciano a girare,
non nella lontana cabina di un cinema ma nella propria aula di
scuola, allora è quasi un
rito collettivo.
Bellissimo!
Se
proposto in un contesto adatto, il
film
muto piace ancora
molto ai bambini piccoli, che si ritrovano nel suo linguaggio
espressionista, nei gesti e nelle espressione carichi e accentuate,
nella comicità spesso “infantile”. E subito
si prestano a giocarlo, a
riprodurre scene e situazioni, a copiare azioni e movimenti.
In
quell'occasione, mi ricordo che a turno alcuni
bambini si travestivano
con vestiti e cappelli, per assomigliare ai personaggi
del film, e si
presentavano ad altri
bambini che li osservavano, attraverso la videocamera montata
su un cavalletto. Come una sorta di provino per gli attori, di
esercizio per i “registi”, prima di iniziare a girare le scene
vere e proprie, in cui le macchine da presa sarebbero state manovrate
dai grandi, ma i bambini sarebbero stati comunque i protagonisti,
giocando a turno alcune tra le scene preferite e controllando intanto
gli altri le riprese in diretta su un monitor.
Dal
film di Charlot al nostro gioco,
divertente e serio al tempo stesso, curato nei particolari: fu una
bella esperienza, per noi, i bambini, le maestre, nei giorni dei 100
anni del cinema!
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