domenica 23 settembre 2012

Con Nintendo DS e i Pokemom, ritorno al futuro: la tastiera!

Fanno sorridere, in molti film di fantascienza degli anni '80, gli schermi a tubo catodico bombati che spesso ritroviamo nelle astronavi del “futuro”. Allo stesso modo, tra qualche anno probabilmente sorrideremo dei più avveniristici ma improbabili touch screen trasparenti con i quali nei film di oggi si immagina che la complessità dei computer un domani potrà essere ridotta a pochi gesti plastici, sfogliando le funzioni con le dita come oggi si fa con i giornali della rassegna stampa in TV o con le foto delle vacanze sull'iPad. E anche con la precisione sintattica estrema di un vulcaniano, è difficile immaginare di poter dire a voce, in tempi accettabili, tutta quella sequenza di selezioni che, tra menù e sottomenù, si compiono in pochi secondi con un mouse. Chi poi con il computer ci lavora davvero, sa che ancora oggi il modo più veloce per dare i comandi restano – e per questo conviene impararle a memoria, perché poi si risparmia un sacco di tempo - le combinazioni di tasti sulla tastiera: crtl + c = copia; crtl + v = incolla crtl + s = salva; ecc.

Proprio la vecchia cara tastiera torna protagonista alla grande – e rischia di essere qualcosa di clamorosamente importante - nella nuova proposta di Nintendo, casa che, più che seguire le mode, spesso innova in modo anche clamoroso. Basti pensare allo schermo tattile, introdotto per la prima volta in un prodotto di largo consumo con la Nintendo DS; o alla Wii, che ha cambiato l'idea stessa di videogiochi. Gli stessi Pokemon, divenuti cultura dei bambini di tutto il mondo, dimostrano quando possano essere popolari giochi impegnativi anche dal punto di vista mentale e conoscitivo. E' anche osservando come i bambini spontaneamente imparano i nomi, la classificazione, le proprietà dei Pokemon, che io personalmente ho rotto gli indugi nel proporre il mio Museo Virtuale dei Piccoli Animali.

Impara con Pokemon si gioca con la tastiera. E la si impara, gradualmente, dalla singola lettera alla fila di caratteri vicini, fino alla capacità di individuare i tasti e di pigiarli senza guardare, usando tutte quante le dita! E quando arrivano all'ultimo livello, con l'ultimo Pokemon, a sette o otto anni i bambini, senza accorgersene, sanno già scrivere come un dattilografo!
Troppo bello per essere vero? Forse. Ma il mondo - parlo per la mia esperienza personale con i bambini - è pieno oggi di possibilità anche molto facili da cogliere, che risolverebbero forse un sacco di problemi (l'attenzione, la motivazione, il bullismo ecc.) e che ostinatamente per esempio la scuola continua a ignorare. Che alla Nintendo abbiano scoperto l'uovo di Colombo, perché tutti i bambini possano conseguire giocando abilità che normalmente si conquistano in altre età, attraverso corsi lunghi e spesso noiosi?

Dopo di che, come sottolineava anche il professor Andreoletti, durante la presentazione giovedì scorso a Milano, il fatto di usare abitualmente la tastiera non significa – come sembrerebbero intendere certe scelte “futuriste” che qua e là prendono piede in questo mondo confuso – la “inutilità” dell'apprendimento oggi della scrittura tradizionale, e in particolare del corsivo. Non è questione solo se dopo la si usa tanto oppure no. A parte che l'istruzione dovrebbe favorire le libere scelte di ogni individuo e non un conformarsi solo a quello che fa la maggioranza, la scrittura manuale comporta comunque l'acquisizione di abilità psicomotorie che, non sappiamo quanto, sono importanti in generale per lo sviluppo cognitivo. E sono inquietanti i possibili scenari in cui umani civilizzati, in mancanza di una tastiera o di interfacce digitali, non siano in grado di tradurre con le proprie mani i pensieri in segni sulla carta, su una lavagna, sulla sabbia.

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