Lo leggo in un
documento ufficiale di un liceo, poi in un questionario per
le scuole medie, e adesso è addirittura diventata la
linea ufficiale sulla scuola del partito democratico! Non
esistono più i bambini e i ragazzi, ma i “nativi
digitali”! Viene da sé pensare: più una definizione appare
scientificamente campata per aria, più nella pratica è fuorviante e
ostacola il rapporto con le realtà reale, più evidentemente
“acchiappa”! Così, presso l'opinione pubblica, chi teorizza
mutazioni generazionali basati sulla data
di nascita e l'esposizione ai mezzi (???) trova vasto credito e
ascolto, e perfino il partito politico favorito alle prossime
elezioni (lasciamo perdere che cosa pensano poi gli italiani in
generale dei partiti!) si sente in dovere di cavalcare l'onda
dell'entusiasmo popolare per la rivoluzione che si celebra da Media
World!
D'altra parte, oggi
si vive (e a volte anche si muore) di parole e frasi fatte
, a cui raramente si applica il benché minimo ragionamento: “Ce lo
chiede l'Europa!”, “Lo vogliono i mercati!”. E poi lo spread,
la “Padania”!
Abbiamo appena modificato la Costituzione (con il contributo
determinante anche di quel famoso PD che pure raccoglie nelle sue
file gente che un tempo si richiamava a Gramsci!) per inserire un
assurdo politico come il pareggio
di bilancio nei conti dello stato. Dove la “modernità”
azzera le differenze tra una repubblica democratica e un'azienda,
così come identifica il progresso della scuola nella sua “digitalizzazione”,
senza interrogarsi più di tanto sul fatto che forse l'interesse degli studenti
potrebbe non coincidere sempre con quello dei produttori di LIM e tablet
e dei gestori telefonici!
Io
vengo da una settimana in cui ho incontrato tutti
i giorni
gruppi di bambini
e ragazzi veri, tra i 5 e i 14 anni,
tra insetti, tecnologia
(anche quella tanta e vera, e soprattutto applicata
più che predicata!), e poi discorsi su noi stessi, la gioia e la
difficoltà di essere in tanti a fare insieme le cose. Nella sala
della mostra
fotografica, i bambini entusiasti avevano occhi acutissimi e
scoprivano ragnetti
microscopici sul muro;
i ragazzi delle medie troppi e distratti li recuperavi se li prendevi
a parlare uno per uno o a piccoli gruppi, e allora scoprivi
inaspettati
interessi condivisi;
mentre il giardino
è diventato un luogo
delle meraviglie,
con le “autostrade delle formiche” sul cipresso americano e la
potenza delle “lenti
di ingrandimento elettroniche”
(glielo devi dire tu però, ai “digitali”, che sono meglio di
quelle tradizionali!) che hanno aiutato a osservare esseri minuscoli
e sorprendenti.
E
poi il pc e il video proiettore per rivedere grande e condividere sul
web, il registratore per le voci, il telefonino smart per fare
all'occorrenza un po' di tutto, Ma soprattutto bambini e ragazzi
veri, “nativi”
umani, figli o ospiti di una terra che, a forza di ripetere come
uno slogan un nome che fino a 20 anni fa nessuno aveva mai sentito, c'è chi
la oggi chiama “Padania” e crede davvero che esista come
“nazione” (e sei tu che devi “dimostrare” che non esiste, o
che Va'
pensiero
nell'opera di Verdi lo cantavano gli
ebrei in Babilonia e non i Lombardi!)
La Padania come i
“nativi digitali”. Luoghi comuni che annullano
tendenzialmente nel pensiero comune e nella politica le persone
vere, specialmente quando sono molto giovani e probabilmente
avrebbero qualcosa di originale e interessante e nuovo da dire.
Poi magari in questo
convegno si diranno (forse) anche cose giustissime sulla scuola e le
tecnologie. Ma esordire usando una terminologia che induce a pensare i bambini e i ragazzi come fossero
alieni, non lo definirei proprio un bell'inizio! E del resto, diverse scelte non proprio "progressiste" già fanno discutere in rete (ci torneremo).
E oggi ormai è il
primo maggio!
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