Era
gennaio quando è uscito questo mio libro, edito dalla IGI
Global
di
Hershey,
Pennsylvania, la
città della cioccolata, che
pubblica
soprattutto
per
l’ambito
accademico internazionale opere
di prestigio
ma, ahimè, molto
care,
sia nell’edizione stampata che in quella elettronica.
Non
è stato facile scrivere
Technology
and the New Generation of Active Citizens
direttamente
in inglese (lingua che in realtà non parlo così bene) e
seguendo
certi
schemi
a
cui, non
essendo
io certo
un accademico,
sono ben poco abituato. Ma serve! Serve avere dei criteri non tuoi
con cui fare i conti; serve
misurare
il proprio
pensiero
con
punti di vista in partenza anche
molto
diversi; serve, anche
a una certa età
–
perché ormai io
ho
una certa età – accettare nuove sfide e di nuovo rimettersi
in discussione.
Serve
in un
mondo sempre più stereotipato,
impermeabile e violento, dominato dalla paura, dall’arroganza, dal
senso
di impotenza dei
più, che
invece del dialogo e della condivisione possibili come non mai,
tecnicamente
parlando,
nel tempo presente, scelgono le contrapposizioni frontali, gli
insulti sistematici a chi non
è uguale,
i
muri e
gli
uomini forti,
come tanti secoli fa!
Serve,
oltre
la corrente
di schieramenti precostituiti e ideologie
piene
di
niente
che
si urlano addosso e non si ascoltano, che
stanno corrompendo la politica, la cultura, la vita delle persone
reali in
tante parti del mondo.
Per
fortuna, lavorando
spesso con i bambini,
so che questo
presente per
tanti versi orribile
non è affatto un futuro necessario, ma
intanto espone
a rischi enormi l’equilibrio
naturale del pianeta, la democrazia, la pace.
Qui
vado a sintetizzare, in una serie di piccoli articoli, l’introduzione
e i sei capitoli in cui si divide il libro, augurandomi che la cosa
possa risultare interessante per qualcuno.
«La
società dell'informazione è dove viviamo, dove
gli umani imparano il mondo da parole e immagini, fiumi di parole e
immagini, sempre di più, che scorrono
a livello globale, attraverso i gruppi e le nazioni. I dispositivi
tecnologici sono ovunque e, anche se rendono
la vita più semplice e più facile da molti punti di vista, le
persone hanno generalmente l'idea che non possiamo controllarli e
l'unico via
possibile sia
adattarsi
al cambiamento».
Io
lavoro da tanti anni su educazione e comunicazione, sul campo, con
persone vere, soprattutto bambini. Mi baso su esempi reali per
rivolgermi anche all’opinione
pubblica
in generale, che
conosce troppe cose per sentito dire, attraverso slogan
e stereotipi,
e
al
mondo della produzione, che invece di rendere
disponibile
– come pure
da
decenni si dice – tecnologia “on demand” per
cittadini attivi,
sta preferendo la solita scorciatoia del consumo di massa di aggeggi
di fatto standardizzati e tutti uguali, a
meno che uno non faccia parte di quella ristretta élite che
sa,
contrapposta alla enorme
massa
indistinta di Homo
sapiens consumator.
Mai
come oggi abbiamo avuto a disposizione strumenti potentissimi, alla
portata di tutti, di possibile
partecipazione e democrazia. «Abbiamo
l’hardware e il software (…) non ancora
gli uomini e le donne preparati per usarli».
Paolo Beneventi
> Capitolo 1
> Capitolo 2
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