Sto raccogliendo i vari link alle persone
che potrebbero essere interessate a una iniziativa che si sta preparando. Contatti
Facebook, Twitter, Linkedin, Google +, Skype, Messenger (non butto via mai
niente!), per non parlare delle varie liste, agendine, elenchi ad hoc di
partecipanti ad attività e iniziative passate.
Penso alle cose che fanno, alla storia,
alla qualità di tutte queste persone, ognuno con i suoi gruppi, e
progetti, con la sua sfilza di collegamenti e “amici”…
Una forza potenzialmente immensa, e siamo tutti
lì, virtualmente in grado di collegarci e di fare…
Storicamente, il grosso miracolo del Social Web,
mentre dava l’opportunità alle persone comuni, a chiunque, di cambiare
se davvero lo volessero il mondo, è stato paraddosalmente la capacità nello stesso tempo di nascondere
questa opportunità, in modo che nessuno se ne rendesse conto!
Continuiamo a farci gli affari nostri,
magari li raccontiamo in rete, spesso anche quando non sarebbe proprio il caso,
e nei gruppi discutiamo, litighiamo, cazzeggiamo, ma manca desolatamente
la capacità di incidere davvero nella realtà. Nonostante il numero e la
qualità, ci sentiamo soli, isolati e indifesi nei confronti della politica, che
decide per esempio delle riforme
della scuola, e del mercato, che stabilisce quali aggeggi dobbiamo
usare e per fare che cosa.
Quella incredibile capacità di innovazione
rappresentata dalla condivisione attiva che, in presenza di una rete
infinitamente meno efficiente e diffusa, negli anni Settanta e Novanta riuscì a
far cambiare radicalmente l’orizzonte industriale di imperi come IBM e Microsoft
costretti, a causa di un movimento che cresceva “dal basso”, loro malgrado a “convertirsi”
al personal
computer e a internet oggi, sembra essersi irrimediabilmente allontanata
dal nostro orizzonte.
Continuiamo a fare essenzialmente le cose che facevamo prima, credendo che l’innovazione sia solo una questione di digitalizzarle e
metterle in rete. Così ebook,
e-commerce,
e-learning, webinar, oltre che
possibilità di svolgere da casa in rete cose come comprare i biglietti del
treno o dell’aereo, o farsi rilasciare certificati dalla pubblica
amministrazione, e così via . A volte è davvero utile e c’è un senso, a volte
meno, a volte c’è anche tanta ideologia (es. qualcuno spieghi perché, se
la scuola è a due passi, io adesso devo iscrivere
mio figlio on line?)
Quello che propria manca, è quella sensazione
di “potenza”, che a me per esempio viene istintivamente, solo a scorrere l’elenco
dei miei contatti. Anzi, non solo nelle persone datate come me, che magari
hanno imparato tardi a destreggiarsi con i mezzi, ma anche in quelli che
qualche buontempone ancora chiama “nativi
digitali”, predomina un senso di diffuso fatalismo, di ineluttabilità. Come
se la lezione prevalente fosse che a decidere sarà sempre e comunque qualcun
altro.
È l’apoteosi del mondo digitale a rovescio, quei
gesti e quell’atteggiamento che, interiorizzati, fermano qualsiasi possibile
rivoluzione o vero cambiamento. Perché se per smettere ti abituai a schiacciare
un pulsante dove c’è scritto “start”, ti si sballa comunque un po’ tutto il tuo
sistema di pensamento originale e, dovendo “pensare” in un mondo non tuo, solo
una minoranza corre il rischio di avere davvero delle idee!
Sta per uscire il
nuovo iPhone. Leggo (e dire che la Apple aveva finora felicemente resistito alla moda imperante del gigantismo!) che quello “piccolo” avrà uno schermo da 4,7 pollici! Ma stiamo tutti impazzendo? Il telefono ormai è quella cosa che
non sta in tasca, non si riesce quasi a tenere all'orecchio, che comunque non serve per i contenuti multimediali se non per le emergenze (resta in ogni caso troppo piccolo), ma che quando lo tiri fuori durante la
riunione o in metropolitana, di sicuro tutti lo vedono, e ti ammirano! La
quintessenza dell’apparire e della sostanziale inutilità!
E sulla stampa, sul web, nei blog, perfino in
certe lezioni all’università, ancora c’è chi parla di “tecnologia” (per
carità, c’è anche quella, e non poca! Ma quanto conta?), senza neppure provare
a distinguerla dal marketing!
photo credit: <a href="https://www.flickr.com/photos/gpadjp/4613000379/">GPA-djp</a> via <a href="http://photopin.com">photopin</a> <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">cc</a>
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