Sarò
che sono io strano, forse un tecno vetero nostalgico,
incapace di immaginare oltre la tastiera e il monitor
monocromatico a fosfori verdi? Non credo. In fondo sto scrivendo
l'incipit di questo articolo con Word sul telefonino!
Ma
il modo come ci riferisce oggi alla tecnologia mi lascia
alquanto sconcertato e mi suggerisce l'idea della possibile proposta
turistica del titolo.
Cioè,
l'esempio di proporre tappe, strade, itinerari, scorciatoie, punti di
ristoro, per visitare a piedi città grandi come Parigi,
mettiamo che possa essere un discorso interessante. Oltre che bello,
è salutare ed ecologico, e ho anche una discreta esperienza diretta
di camminate in lungo e largo in città come Parigi, Londra, Roma,
Barcellona, l'Avana, Belgrado. Si può anche fare un opuscolo o una
pagina web in cui le parole “A PIEDI”, siano scritte belle in
grande con sotto l'elenco più in piccolo di tutte le città
disponibili per le nostre passeggiate assistite (se qualcuno del
settore prende l'idea da qui, almeno me lo faccia sapere!). Ma
sarebbe assurdo se poi, camminando per Parigi, l'attenzione
si concentrasse sui nostri passi, ignorando la città!
E'
esattamente quello che in generale mi sembra stia succedendo
quando si sente parlare oggi per esempio di tablet
e di LIM.
Che cosa ci si fa di davvero diverso, di grazia, con questi aggeggi
direttamente proiettati dentro il futuro?
Qualche
giorno fa ero in una classe V elementare di
Roma, dove strani bambini con strane maestre
e strani esperti esterni lavorano sulla
programmazione, usando il LOGO
(pensiero “digitale” vero secondo alcuni, secondo altri
probabilmente inutile fatica da altri tempi, oggi che per fare tutto
basta comprare una “app”!). Lavoravano alcuni sulla LIM (usandola
proprio come lavagna, non come proiettore!), dove anche gli altri dal
posto potevano osservare, e alcuni nei banchi, su computer
portatili. Era, banalmente, lo stesso lavoro
con strumenti diversi, che hanno un uso specifico diverso. Era lavoro
comunque di gruppo, perché i
bambini lavorano bene in gruppo (e da
questo punto di vista, il tablet da solo, in quanto strumento
tipicamente individuale e di consultazione più che di produzione,
rischia di rappresentare addirittura un regresso).
Quello
che mi lascia francamente perplesso,
in tutti questi decenni di continue “rivoluzioni”
tecnologiche, è il nostro perdurante
atteggiamento da “selvaggi” che
si fanno abbagliare dalle perline che via via offre il mercato,
sognando che possano cambiare la loro vita. Gli
audiovisivi, le videocamere, i
pc, internet, la LIM, i tablet. Non ci
interessa capire come possono entrare davvero in rapporto con la
nostra vita e il nostro lavoro, imparare a usarli con le loro
possibilità e i loro limiti. Proclamiamo a gran voce che “questa
sì è la novità definitiva” e il più delle volte ci fermiamo poi
ad aspettare che qualcuno ci insegni
come si usa. Atteggiamento vecchio, di chi crede
di essere cresciuto con i libri e in realtà
è stato formato,
profondissimamente, dalla
televisione!
Adesso
è uscito Windows
8, che integra il “touch” per ogni device! E mi
piacerebbe proprio vedere, a parte certi fantasiosi
esercizi retorici, quanti nella realtà di un
ufficio, o di in uno studio di progettazione, un posto cioè dove non
si fa spettacolo, ma si lavora e si produce, sceglieranno di usare il
touch screen invece del mouse. Per favore, non scherziamo!
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