mercoledì 18 luglio 2012

Teatro come ecologia dell'uomo!


Nel piccolo ma prezioso libro a cura di Cam Lecce e Jörg Christoph Grünert, Teatro come Corpo Sociale e Orizzonte di Diritti Umani, Raimondo Guarino ed Ezio Sciarra insistono sul concetto di teatro come “ecologia dell'uomo”. In particolare Sciarra scrive: «Si deve indossare la finzione per uscire da ciò che di finto è stato fatto di noi, per ritrovare quindi l'armonia nascosta, da cui emerge la persona, la natura umana». Una nota rimanda al Paradigma perduto di E.Morin, 1974, mentre all'orizzonte campeggiano figure come Jerzy Grotowski e Antonin Artaud, che con molti decenni di anticipo avevano individuato temi cruciali per gli umani di oggi.
Pensavo: viviamo in un epoca di continui, disperati, superficiali upgrade, in cui discutiamo quanto nei telefonini smart il Symbian Belle ha copiato da Android che ha copiato da iOs di Apple, ci appassioniamo se esistano o no per davvero i “nativi digitali”, e intanto specchiamo le nostre vite individuali e sociali sempre più nella televisione (che da anni si predica “finita” per colpa del web, ma intanto il mondo intero si sta conformando a un reality show e in Italia pare che ancora il 20% degli elettori si fidi di uno come Berlusconi!)
Nella mia incerta, traballante ma tutto sommato credo coerente storia culturale e professionale, ritenendo a un certo punto fondamentale, per la formazione della persona e del cittadino, l'esperienza del corpo e dell'ambiente, avevo sottotitolato un mio libro “per una ecologia dell'educazione”, e nel 2010 avevo pubblicato ancora una volta sull'animazione teatrale, molto più importante a mio avviso, molto più centrale e indispensabile, nel mondo di oggi, di tanto rincorrere a vanvera il supermercato della tecnologia (e non a caso una lettrice mi ha detto: “dopo aver letto il tuo libro, sull'animazione, ho finalmente cominciato a usare il computer!”)

Teatro di adolescenti, Cuba 2009
Nel libro di Lecce e Grünert si raccontano scene intense e importanti da un laboratorio di burattini in Libano, con adolescenti, appena dopo l'offensiva israeliana del 2006. Da una realtà certo meno drammatica, ma comunque molto meno finta della nostra, rivedevo qualche giorno fa un mio video girato nella “accademia” di teatro di Roberto Tomás, a Lawton, Avana, Cuba 2009. Ancora ragazzi di 13, 14 anni, e una intensità incredibile non solo nella “recitazione”, ma anche nel parlare di sé, della propria vita, di quello che un adolescente può fare oggi nel mondo. Mi sembrava quasi, dopo un lungo viaggio nel nulla, di ritornare sul pianeta terra!
Probabilmente è per questo che mi piace lavorare con i bambini, perché sollecitando certe corde, l'osservazione il gioco, il teatro, la possibilità e il piacere di raccontare e di essere ascoltati, basta davvero poco per rimuovere “ciò che di finto è stato fatto di loro”. E quando un educatore riesce a vivere la sua esperienza oltre questa finzione, oltre queste incrostazioni di ideologia, allora è davvero tutto un altro vivere, un altro agire, altri risultati. Anche a scuola!

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