Nel
piccolo ma prezioso
libro
a cura di Cam
Lecce e Jörg
Christoph Grünert, Teatro
come Corpo Sociale e Orizzonte di Diritti Umani,
Raimondo
Guarino
ed Ezio
Sciarra
insistono sul concetto di teatro
come “ecologia dell'uomo”.
In particolare Sciarra scrive: «Si
deve indossare
la finzione per uscire da ciò che di finto è stato fatto di noi,
per ritrovare quindi l'armonia nascosta, da cui emerge la persona, la
natura umana».
Una nota rimanda al
Paradigma
perduto
di E.Morin,
1974, mentre all'orizzonte campeggiano figure
come Jerzy
Grotowski
e Antonin
Artaud,
che con molti decenni di anticipo avevano individuato temi cruciali
per gli umani di oggi.
Pensavo:
viviamo in un epoca di continui, disperati, superficiali
upgrade, in
cui discutiamo quanto nei telefonini
smart il Symbian Belle ha copiato da Android che ha
copiato da iOs di Apple, ci appassioniamo se esistano o no per
davvero i “nativi
digitali”, e intanto specchiamo le nostre vite
individuali e sociali sempre più nella televisione (che da
anni si predica “finita” per colpa del web, ma intanto il mondo
intero si sta conformando a un reality
show e in Italia pare che ancora il 20% degli elettori si fidi di
uno come Berlusconi!)
Nella
mia incerta, traballante ma tutto sommato credo coerente storia
culturale e professionale, ritenendo a un certo punto
fondamentale, per la formazione della persona e del cittadino,
l'esperienza del corpo e dell'ambiente, avevo sottotitolato un mio
libro “per
una ecologia dell'educazione”, e nel 2010 avevo pubblicato
ancora una volta sull'animazione
teatrale, molto più importante a mio avviso, molto più
centrale e indispensabile, nel mondo di oggi, di tanto rincorrere a
vanvera il supermercato della tecnologia (e non a caso una lettrice
mi ha detto: “dopo aver letto il tuo libro, sull'animazione, ho
finalmente cominciato a usare il computer!”)
Teatro di adolescenti, Cuba 2009 |
Nel
libro di Lecce e Grünert
si raccontano scene intense e importanti da un laboratorio
di burattini in Libano,
con adolescenti, appena dopo l'offensiva
israeliana del 2006.
Da una realtà certo meno drammatica, ma comunque molto meno finta
della nostra, rivedevo qualche giorno fa un
mio video
girato nella “accademia”
di teatro
di Roberto Tomás, a Lawton, Avana, Cuba
2009. Ancora ragazzi di 13, 14 anni, e una intensità
incredibile
non solo nella “recitazione”, ma anche nel
parlare di sé,
della propria vita, di quello che un adolescente può fare oggi nel
mondo. Mi sembrava quasi, dopo un lungo viaggio nel nulla, di
ritornare
sul pianeta terra!
Probabilmente
è per questo che mi piace lavorare con i bambini, perché
sollecitando certe corde, l'osservazione il gioco, il teatro, la
possibilità e il piacere di raccontare e di essere ascoltati, basta
davvero poco per rimuovere
“ciò che di finto è stato fatto di loro”. E quando un
educatore riesce a vivere la sua esperienza oltre questa finzione,
oltre queste incrostazioni di ideologia, allora è davvero tutto
un altro vivere, un altro agire, altri risultati. Anche a scuola!
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