Scienza
Under 18 Milano è stata il 18 maggio scorso,
all'Acquario
Civico. A parte una certa confusione dovuta all'affollamento
espositivo delle classi che presentavano i loro lavori e
dall'incrocio nei piani inferiori con altri gruppi di bambini venuti
a guardare i pesci – anche quelli bellissimi, nei loro piccoli
ambiente fedelmente ricostruiti, senza artifizi e senza plastica! -
c'era un'aria festosa da fiera paesana che immediatamente
contraddiceva l'immagine ricorrente di una scuola italiana triste e
in crisi. Se poi si andavano a vedere le installazioni e si
ascoltavano i ragazzi che te le spiegavano, colpivano il
livello sempre alto dell'esposizione, il rigore
scientifico dei manufatti e il un genuino divertimento. Un
vulcano eruttava palline, un altro “magma” sfruttando il
principio dei vasi comunicanti; la porta della città che si apriva
con un procedimento idraulico ideato da un ingegnere greco di 2000
anni fa, mentre le saracinesche dei garage era azionate invece da
sensori digitali.
Mi
avvicino e osservo la struttura di Lego
basculante che si alza all'arrivo del modellino di una Porsche,
presentata da un gruppo. Bello! Ma il sensore ottico – poco
sensibile, si scusano i ragazzi di seconda media, funziona solo se ci
passi rasente - montato su mattoncini rimane troppo vicino
alla porta e l'impressione è che l'auto vada a picchiare contro la
bascula, che si alza anche un po' troppo di scatto.
Pensieri istintivi, che quando li esprimo a voce a uno degli
organizzatori della rassegna lui mi guarda: “Il solito
“rompiballe!”
Ma
un altro ragazzino mi chiama, mi mostra la porta di altro garage
azionata da un sensore tattile (tanto vale, se ci devi passare
così vicino, pigiare addirittura con il dito!), lasciato libero con
il suo filo, che puoi mettere alla distanza che vuoi, Poi, mi spiega
che alla bascula hanno aggiunto un rallentatore di movimento.
Ho
pensato: questo è decisamente altro dal scegliere la prima
soluzione che viene e già si è fatto anche troppo, e non stiamo a
sempre lì a pretendere chissà che cosa dagli studenti, o da loro
poveri insegnanti! E' altro dal riempire le caselline A, B o C dei
test
e dei quiz! Quelli del primo garage mi spiegano anche che il
sensore ottico loro avevano anche pensato di piazzarlo sotto
l'auto, sulla strada, e che il rallentatore alla bascula, che si
ottiene moltiplicando gli ingranaggi, non hanno potuto metterlo
perché la porta usata era troppo pesante e più ingranaggi significa
anche più sforzo per il motore. Fantastico!
Ho
pensato che quei ragazzini, mentre facevano, si
sono posti un sacco di domande: più rompiballe di me! E ora mi
chiedo: dovendo proprio scegliere, è meglio una scuola tutta
connessa in banda larga, in cui però gli studenti sostanzialmente
assimilano in digitale gli stessi contenuti estranei e lontani
che prima leggevano su carta, oppure una scuola dove i ragazzi,
magari arrangiandosi intanto con
quello che hanno o che si trova, si abituano concretamente a
risolvere, con passione ed entusiasmo, i problemi del fare?
E' proprio come dici tu, Paolo, così facendo si pongono delle domande. Ed è facendo doman de che si impara. Molto di più che non dando risposte, spesso mero rigurgito di informazioni conficcate nelle loro teste
RispondiEliminaGianni, sarebbe un discorso da ripetere, ripetere, ripetere, e soprattutto occorrerebbe far conosce le cose bellissime e sorprendenti che chi si fa delle domande e non si accontenta dell'ovvio riesce a produrre. In questo, la rete può aiutare molto, ma ci vuole il coraggio, da parte di tutti, di mettersi un poco di più in discussione.
RispondiElimina