Frenato
finora dai miei trascorsi
mobili Nokia Symbian
e Windows,
e
anche dall’entusiasmo
francamente
scarso per questo
replicarsi e rincorrersi su tante piattaforme, con
pagine,
gruppi, messaggi
e
persone
sempre
gli
stessi,
arrivo
sul social
network
oggi più popolare e, ora che ti lasciano perfino
mettere
foto non solo quadrate, penso a a
un possibile debutto.
Intanto
c‘è
già qualcuno che mi segue, anche
gente che assolutamente
non
conosco, e decido che parto con
la figurina del libro
appena uscito per bambini,
poi qualche di foto di città, la citazione di
un articolo sul mio libro
americano.,
una
piccola manifestazione ambientalista in una bellissima piazza,
ovviamente
un gatto e
perché no anche una simpatica coniglietta.
Qualche tag, un
freno a quelli che seguo perché non è bello che
da
subito sul profilo appaiano
il doppio di quelli che seguono me,
e…
Sul tetto di fronte, non il solito piccione! |
Intendiamoci,
non
c'è niente di male, anzi è senz'altro meglio
che
appassionarsi a
qualche imbecille che fa finta di litigare in
televisione. Se
questo non corrispondesse poi però
socialmente
a
una sempre
minore capacità di incidere sulla vita reale,
la politica
(sempre meno gente che partecipa
e che vota!),
l’economia
(modelli di sviluppo obsoleti e devastanti per il pianeta accettati
come ineluttabili, senza nemmeno ragionare di possibili
alternative!), perfino la i
rapporti
personali
(ci mandiamo messaggi whatsapp da una stanza all’altra, ma
spesso
non
riusciamo a parlarci guardandoci in faccia!).
Se
questo non significasse in definitiva “sfogare” il nostro bisogno
di essere presenti e attivi nel mondo in un
ambito ambiguo
separato e chiuso,
dove tutto si stempera e si sterilizza, e la somma di miliardi
di interazioni
finisce con l’avere un impatto
minimo
sulle società e sul pianeta, perché in
definitiva
si svolge secondo
un progetto che non è nostro,
ma di network commerciali che dalla nostra presenza assidua e
inconcludente
guadagnano miliardi.
Alt,
però!
Sto usando anch’io quel
“noi” che
spesso ricorre, per
descrivere situazioni e comportamenti in cui sicuramente siamo
un po’ tutti
coinvolti, ma a cui – magari qualche volta è utile ricordarlo –
nessuno
ci costringe,
che
non riguardano necessariamente proprio tutti e che,
molto
più di quanto non si creda,
non è difficile in realtà ribaltare, se
invece che osservatori e commentatori decidiamo di farci
attori
attivi.
La meraviglia in un tafano! |
Bizzarro!
Quel
“noi” con cui tanto spesso ci descriviamo,
“facciamo, saremo”, rincorre
per lo più generalizzazioni arbitrarie di comportamenti individuali
certo diffusi, ma che non per questo possono essere eletti a
paradigmi universali. Sembra
che, dopo
il sostanziale fallimento delle ubriacature sociali degli anni
Sessanta e Settanta del secolo scorso, oggi
le osservazioni
anche
“alternative” non
riescano a emergere da un
pensiero
unico
appiattito
sulla
logica di un mercato il cui problema principale è come vendere a
consumatori per lo più del tutto ignoranti macchine e tecnologie che
non sono in grado di capire. Altro
che “futuro”! il modello dominante per la tecnologia di massa del
tempo presente sono
i cartoni animati dei Pronipoti,
di cui i social network e le app odierni sono una perfetta rappresentazione, frivoli
e sostanzialmente inutili, nonché alla portata di chiunque sappia
appena
schiacciare
un bottone! E la potenza
e la responsibilità
che i personal
computer
e il web
quello vero sembravano poter assegnare alle comunità dei
cittadini
attivi,
sollecitando
e
rendendo attuale una
partecipazione
democratica
senza precedenti nella storia, sono
scongiurate, in favore di una visione totalizzante
– la faccia speculare del “frivolo” - di
poteri centrali oscuri e inarrivabili, come nella più apocalittica
fantascienza degli anni Cinquanta!
Così
il semplice fatto di osservare che cosa succede quando sono i gruppi
a prendere in mano per esempio la tecnologia e a usarla da un punto
di vista che nasce al loro interno, dall’utilizzo
consapevole
per scopi che non sono solo quelli previsti dal mercato, diventa una
cosa nuova e
dirompente!
Si
intuisce - sorpresa!
-
anche
solo
osservando
le prime reazioni di gruppi
di bambini a cui viene offerta la possibilità di agire in un
contesto diverso – non
casi isolati, ma ricorrenze regolari, quindi forse da
considerare! -
e
si
capisce
che
un mondo diverso è immediatamente possibile!
Nel
titolo
del
post,
richiamo
la
celebre definizione che
Karl
Marx
nell’Ottocento
dava
delle
religioni,
riferendosi
all’effetto consolatorio di poter proiettare altrove - per esempio
nell’aldilà, o
in un universo virtuale -
le contraddizioni dell’esistenza quotidiana, per
cui si rinuncia ad
agire nella società reale.
Vita da gatti! |
Una
volta si parlava “lotta
di classe”. Oggi
si descrive un futuro
unico
e ineluttabile
verso cui ci porterebbe
la “tecnologia”,
come
se questa potesse identificarsi nell’uso
maldestro
e approssimativo che ne fanno utenti
sostanzialmente
analfabeti
e succubi del mercato, come se non ci fossero interessi contrapposti,
intenzioni
e attori umani che al futuro
potrebbero
dare direzioni anche completamente diverse.
Oggi
i
social
network non
sono in realtà davvero “sociali”,
non
sono cioè
modellati sulle possibilità nuove di produzione condivisa che ci
mette a disposizione
il web,
per cui servirebbero però una nuova cultura, educazione,
consapevolezza, ma
privati, commerciali,
appiattiti sulle vecchie
abitudini e modalità consumistiche
di
un
tempo antico in cui il mondo era davvero ineluttabilmente diviso tra
produttori e consumatori, anche di informazione. Non
a caso acchiappano tutti, anche chi a mala pena sa accendere un
computer, dando
l’illusione
anche
agli assoluti incompetenti di saper “usare” la tecnologia.
Dopo
di che può essere anche
bello e utile starci, ma
bisogna tenere conto di questi limiti, che non sono da poco.
OK,
vado a pubblicare questo articolo, e poi a condividerlo su Instagram,
Facebook,
Twitter,
Linkedin... (faccina che ride!)
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