Non
è in Finlandia! Non è un esperimento sfizioso da paese ricco
con pochi abitanti, che può permettersi quello che noi non possiamo
(anche se, secondo i racconti di chi le ha viste dal vivo, anche le
tanto ammirate scuole finlandesi hanno i loro lati oscuri).
Il
ragazzo mi saluta con un bel sorriso e mi dice: «Vengo
dall'India!»
Abhijit Sinha con Cindea Hung, Taiwan |
Il
suo tavolino (quest'anno il GJC
, che si è appena svolto a Roma dal 28 al 30 ottobre, è stato davvero low cost e rigorosamente non c'erano stand, ma tavolini!)
è tra i più semplici e disadorni. Vanno su un pc portatile immagini
e qualche piccola sequenza video, ma il suo progetto non ha ancora un
suo sito web, in arrivo però – mi assicura – tra poche
settimane.
Mi
racconta che nel suo villaggio la scuola era un disastro, i
ragazzi non imparavano niente. E allora lui ha avuto l'idea di farla lui una scuola, senza classi, senza maestri o professori, dove le
persone, adulti e ragazzi, semplicemente si insegnano l'un l'altro
quello che sanno fare!
Ha funzionato,
anche verso il mondo del lavoro, perché ci sono imprenditori che
hanno bisogno di operai e impiegati che, più che un pezzo di
carta da mostrare, sanno fare le cose!
Ora quella scuola va
avanti da sola, e lui, Abhijit
Sinha, 24 anni, va in altri villaggi a organizzare altre
scuole così.
Dura la vita nei
villaggi in India, e di solito chi riesce ad andarsene via per
studiare in città, poi non torna. Ora – mi dice – c'è gente
che dalle città viene nelle sue scuole!
È
anche un modo per sviluppare una coscienza del valore della
cultura locale, le tradizioni, il cibo, che in India oggi sono
fortemente minacciate anche da quell'ideologia del progresso e della
modernità che sempre si accompagna al forte sviluppo industriale dei paesi “arretrati”.
Abhijit non viene
pagato per questa sua attività di “seminatore di scuole”.
«Come fai a vivere allora? Non puoi
lavorare gratis!»
Con
molta semplicità, mi dice che, nei villaggi dove opera, gli
danno un posto dove abitare, da mangiare, da vestire...
Ciao. C'è da dire che la Finlandia quando cominciò la sua riforma della scuola non era poi un paese così ricco. Una delle cose che più apprezzo del suo sistema scolastico è la mancanza di test standardizzati nazional-obbligatori ;). L'autoriforma indiana ricorda le scuole di mutuo insegnamento che si sono proposte e riproposte più volte dal medioevo in qua. E quando noi invitiamo un genitore o un nonno a scuola a parlarci di coltivazione dei ciliegi, api, musica, ricamo, pittura, medicina, allevamento di animali sfioriamo tale metodo di insegnamento
RispondiEliminaCiao Renata!
EliminaOggi, in tempi di globalizzazione spesso forzata e di digitalizzazione compulsiva, al limite del patologico, certe pratiche "antiche" possono servire a recuperare l'altra faccia della tecnologia, quella che consente a tutti di condividere a livello planetario somiglianze e differenze, partendo non dal mercato o dall'ideologia, ma dalla vita e dalla cultura reale degli umani: la grande ricchezza potenziale (tutta da conquistare, non ti regala niente nessuno!) del tempo presente.