C’era una
volta il personal computer, che indicava un futuro possibile in cui
tutti, nella società dell’informazione, potremmo essere produttori di informazione.
Fu inventato nei garage da giovani
appassionati che furono capaci di stravolgere i programmi di IBM, il monarca assoluto che governava
l’informatica degli anni Settanta.
C’era una
volta la rete, il World Wide Web, che permetteva
potenzialmente a tutti di collegarsi con tutti nel mondo. Fu inventata nelle università, stravolgendo i piani di Microsoft, il monopolio quasi assoluto che
governava l’informatica degli anni Novanta.
Il progetto TerraInsieme, nei primi giorni di vita pubblica, ha raccolto la sua piccola
messe di “mi piace” su Facebook, è “in
visione” presso molti che hanno detto che ci ragioneranno su (in effetti, troppe
pagine!) e nel gruppo dei “coordinatori”
c’è chi è incerto su cosa pubblicare o no all’interno dell’unico spazio per il
momento aperto e praticabile, cioè la paginafacebook. Ci sarebbe anche il blog, su cui per
il momento ho scritto due cose io, ma su cui tutti possono aggiungere osservazioni
e commenti, che restano.
Chi per il
momento vuole dare solo un’occhiata, può andare al canale YouTube e,
all’interno del sito provvisorio, per esempio alla pagina della galleriavideo, dove può trovare filmati interessanti, che magari suggeriscono idee
senza richiedere troppo impegno. Per chi invece vuole impegnarsi davvero,
abbiamo scritto perfino un manifesto, chesi può firmare!
A parte che
il mondo globalizzato è figlio della televisione (il medium passivo per eccellenza) e che i social network stanno restringendo la partecipazione non solo della massa dei
consumatori, ma anche di molti che potrebbero essere protagonisti autorevoli
nella società, dentro ambiti spesso di pura testimonianza inconcludente (che peso hanno per esempio le decine
di migliaia di docenti che si accapigliano in rete, quando il governo italiano decide
della “buona scuola”?), e a parte che è sempre tremendamente difficile fare e muovere
qualcosa, l’idea rimane quella di mettere tante cose intorno a un fulcro e non
lasciarle lì ferme, ma fare in modo che si “agitino” a vicenda. Per pensare, progettare, lavorare meglio,
insieme!
Come,
concretamente? Chiediamocelo e cerchiamo
di spiegarcelo gli uni con gli altri!
La vecchia mela strega dei bambini di
Urago d’Oglio, continua a sghignazzare e forse ci fa gli auguri!
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