E
si comincia con una bambina di 3 anni che mi mostra con molto
convinzione ed enfasi la “porta” della casa di uno scoiattolo sul
tronco di un albero. Poi, arriva la maestra con la videocamera e la
bimba, con tranquillità, precisione e chiarezza, ripete. Bellissimo.
Viene istintivo chiedersi: dov'è la crisi delle scuola, dove la
difficoltà di comunicazione tra le generazioni?
A
parte l'erba, le siepi, gli alberi, e tanti altri posti “naturali”
in cui uno si aspetta di trovare i piccoli animali, la parte più
interessante è proprio dove di solito si affollano i bambini.
Ai
piedi di uno scivolo, lo spiazzo di terra davanti è disseminato di
buchi, sopra i quali svolazzano piccoli insetti indaffarati.
Quando arriva il gruppo dei bambini, si diradano, intimoriti, e
allora dopo una osservazione attenta da lontano, mandiamo il gruppo
un po' più in là nel prato e restiamo solo io e una maestra,
muovendoci il meno possibile. Riesco a fotografare con sufficiente
chiarezza una piccola ape
Andrena proprio mentre esce di casa!
Ma
è sulla casetta di plastica che
abita di preferenza Sitticus,
il
ragno
che salta (e se non fosse un sitticus, ragnologi help, che correggo!), dai grandi occhi che girano
intorno alla testa, peloso
e improbabile che sembra venuto fuori da un film di fantascienza. Lo
cerco e lo inseguo non senza difficoltà, la
luce e l'ombra,
il movimento, la messa a fuoco e non ultimi i
bambini tutt'intorno che mi spingono, mi pressano, mi tirano per la
manica perché poco più in là hanno visto una mosca o una farfalla.
La
foto,
tecnicamente
non eclatante, risulta alla fine molto suggestiva. La mostro
subito ai bambini nel display
della fotocamera, e l'ingrandimento
li lascia a bocca aperta: non se lo aspettavano davvero così, quel
ragno grigio e piccolo, e soprattutto non potevano immaginare,
vedendolo a grandezza naturale, quegli occhi incredibili!
Il
giorno dopo torno e un bambino di 3 anni mi si
fa incontro: “Lo sai che io sto per diventare grande?” Lo
guardo e approvo: “Benissimo!”, e lui se ne va soddisfatto.
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