Quest'anno,
dopo decenni, ho pubblicato il
mio secondo libro di narrativa per bambini
(il terzo anche dovrebbe essere in uscita, ma ritarda, ora vado a
telefonare all'editore!).
I
Pianeti Raccontati
si ispira in maniera piuttosto esplicita alle Città
Invisibili di Italo Calvino
che, oltre che essere un bellissimo libro, propone anche uno
schema molto efficace per l'immaginazione.
Si pensa a una città, o a un pianeta, con un nome e un'idea forte
che li caratterizza, e poi osservando quella prima immagine si
descrivono le storie
che ne vengono fuori. Calvino lo fa ai suoi altissimi livelli, ma per
esempio con i bambini può essere un gioco bellissimo ed è per
questo che anch'io, che con
i bambini invento storie da una vita,
mi sono permesso di scrivere questa cosa mia.
Qui
pubblico le prime righe dal prologo
e l'intero testo di Aquilone,
il pianeta aereo.
IL RITORNO DEGLI ESPLORATORI
Arrivavano le navi degli
esploratori, dopo aver navigato in lungo e in largo i più remoti
angoli dell'Universo, in nome dell'Imperatore e della Conoscenza.
Arrivavano a una a una e si fermavano in orbita, in attesa. Sguardi
carichi di nostalgia dai finestrini, tra le ombre imponenti e
immobili degli enormi vascelli spaziali e, laggiù, la Terra,
finalmente, azzurra e scintillante di acqua e di luce.
Dal
pianeta, scrutando con un telescopio potente, solo muti contorni neri
rivelavano il luogo di quel grande, glorioso parcheggio sospeso, ma
già scienziati e bambini immaginavano e sognavano: chissà quali
stranezze e meraviglie gli esploratori avevano visto, e chissà che
cosa avrebbero raccontato!
IL
PIANETA AEREO
Non c'è terra, non c'è mare su
Aquilone, solo cielo.
Al centro, l'atmosfera è densa come
una nebbia fitta, e lì si appoggiano senza sprofondare case e città,
come tende e lenzuoli e
vele, abitate da nazioni di gente piccola e
magra, dal passo leggero.
Poco più in alto, nell'aria già
più trasparente e rarefatta, nuotano creature strane, che non
esistono su nessun altro mondo, un po' pesci e un po' fiori.
Se si sale ancora, si incontrano le
folle instancabili degli insetti volanti e degli uccelli, che si
rincorrono per la vita e per la morte.
Sempre più su, è il territorio dei
desideri e dei pensieri.
È un bel problema per il
viaggiatore galattico approdare su Aquilone, il Pianeta Aereo, che
qualcuno ha paragonato a una cipolla di aria. Anche provando a
discenderlo tutto, strato dopo strato, non si riesce a trovare
terreno solido sui cui appoggiarsi.
Così, hanno costruito stazioni
orbitanti intorno, che servono per i collegamenti spaziali con il
resto della Galassia, per i traffici e i commerci. Ed è un
andirivieni di palloni, mongolfiere, deltaplani, aquiloni,
paracadute, dirigibili, che vanno e vengono leggeri tra le pesanti
astronavi ancorate lassù e le tremule città del pianeta.
Forse perché in un posto così non
è possibile "rimanere con i piedi per terra", sul Pianeta
Aereo succede un fatto unico: si possono vedere e ascoltare i
pensieri, che nascono nella testa della gente e sono subito veri,
soltanto un po' più leggeri. Così l'ultimo strato di Aquilone,
quello più esterno, è anche il più interessante.
Ma l'aria è troppo rarefatta,
nessuno può fermarsi lì. E i pensieri, quando i viaggiatori curiosi
cercano di afferrarli al volo, sporgendosi pericolosamente dalle
navicelle oscillanti delle mongolfiere, discretamente si spostano un
poco più in là.
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