Ho steso questa piccola sintesi, premessa ad una serie di attività che si si stanno andando a definire. Tocca un aspetto dell'educazione che - ditemelo se sbaglio - di questi tempi a me sembra colpevolmente sottovalutato.
La nostra è la società
dell'immagine e viviamo in tempi in cui tutti - non solo i
professionisti, ma anche i bambini - producono una grande quantità
di immagini, avendo a disposizione strumenti potenti ed economici.
Brescia, II classe primaria, 2001 |
I bambini non sono affatto
immuni dalle suggestioni consumistiche e omologanti del mercato, ma
per istinto hanno la capacità di giocare. Messi nelle
condizioni di farlo, potendo contare sul gruppo dei pari e
sull'attenzione degli adulti, sono facilmente in grado di usare le
macchine e il software per produrre immagini in modo non
convenzionale, come estensioni dei propri sensi e del pensiero, per
conoscere meglio la realtà e per esprimere il loro punto di vista,
in modi anche originali e inaspettati.
L'osservazione dei piccoli animali nel cortile della scuola, le invenzioni durante le attività
di animazione teatrale, il gioco con gli “effetti speciali”
incorporati nei mezzi, possono offrire esempi audiovisivi di grande
rilevanza, che indicano come alla sovrabbondanza, alla ridondanza e al rumore che mettono in difficoltà la maggioranza dei cittadini
della società dell'informazione non solo esistono alternative, ma
sono immediatamente praticabili, come le sanno praticare i bambini
anche molto piccoli.
Ovviamente, non ci
riferiamo alle banalità, agli stereotipi, alle favole del
“digitale”, ma a quello che fanno i bambini veri in situazioni
vere, su cui l'uso appropriato e intelligente proprio dei mezzi
audiovisivi può produrre una informazione adeguata, oltre le
chiacchiere paralizzanti che - parole e sempre solo a parole - stanno
bruciando per sempre gran parte delle opportunità che pure lo
sviluppo della tecnologia offrirebbe ai cittadini del pianeta.
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