Boh?!
Partecipato un mese fa
alla produzione di un piccolo film prezioso, di cui per ora
non dico, ma verrà il tempo di parlarne.
C'era un regista
vorrei dire di quelli di una volta, autore con il berrettino alla
Buñuel,
c'era un operatore
video professionista,
attori
veri insieme con altri a mezzo servizio e qualcuno assolutamente
improvvisato, allieve truccatrici
già decisamente brave, gente che maneggiava le attrezzature per
registrare il sonoro
e i vari fari faretti e farettini, dove la luce era importante nei
più piccoli particolari. Tanto che un mio piccolo illuminatore led
portatile, di quelli che di solito si attaccano alle macchine da
ripresa, ha alla fine risolto diversi problemi.
Io
ho fatto video e foto
per il casting, il backstage, il trucco, ma sono stato anche attore
in una scena
e comparsa (volutamente irriconoscibile) in un'altra.
Però
– in attesa di istruzioni dalla produzione per la stampa! - non è
di questo che voglio parlare.
Il
punto è un altro. Eravamo lì in
dieci o quindici, a lavorare,
e chi era amico non ha litigato, chi non si conosceva è diventato
amico! Posso dire che è stata una cosa molto bella, perché di
solito non è così?
Quante
volte succede proprio il contrario, che sul lavoro le amicizie si
incrinano, gli amori scricchiolano, le conoscenze non si sviluppano,
mentre emergono intolleranza
verso i limiti degli altri, ansia
di competizione
fine a se stessa, la difficoltà a concepire punti di vista diversi
dal nostro, spesso mascherata da “professionalità”!
Nel
mondo di oggi il problema principale
è probabilmente l'incapacità
di collaborare tra le persone,
di utilizzare le risorse, principalmente umane (ma di riflesso anche
economiche, logistiche, tecnologiche) di cui effettivamente
disponiamo. Ma ci siamo assuefatti a un sistema
economico basata sul
consumo e sullo spreco sistematico,
che prospera se non si utilizza quello che abbiamo e si compra quello che non abbiamo ancora.
Vorrei
chiederlo però a quelli
di noi che non sono venditori,
ma magari educatori,
insegnanti, gente di cultura:
perché, per esempio trattando di scuola e di educazione, non
parliamo un po' di meno di macchine e di “tecnologia” e più di
rapporti tra le persone. Che non è solo una questione di “BES”
o di problemi comportamentali o caratteriali dei bambini spesso
raggruppati, a volte a ragione ma non di rado anche a vanvera, in
“sindromi”. È
una cosa che riguarda tutti noi, e la
nostra capacità, o
necessità, o disposizione, quando serva, ad ascoltare,
comprendere,
eventualmente
cambiare! Oltre
irrisolvibili “conflitti generazionali” (probabilmente mai così
scarsi come oggi, da decenni!), o “rivoluzioni digitali” che
presumiamo fuori dal nostro controllo e quindi alibi perfetto per
sedersi a non fare niente e osservare dai social network il mondo che
ci scorre davanti.
Perché
è solo interagendo
liberamente e consapevolmente con
gli altri,
ritrovando il valore della convivialità
e dello scambio
interpersonale che, in
un mondo diventato oltremodo complesso, possiamo
vivere da cittadini attivi
e non solo da consumatori gregari e disadattati
nella società degli umani.
Bello
però comunque quando, anche facendo un lavoro vero, prevalgono i
rapporti umani e le amicizie vere!
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