Treno
locale
nord Milano, di quelli belli e comodi, penultima generazione, di
recente costruzione.
Lo
scorrere delle stazioni è scandito con efficienza dalle indicazioni
sul display digitale,
accompagnate dalla suadente voce femminile che dell'altoparlante
annuncia: "prossima fermata", "stiamo per arrivare
a..."
Poi,
come non di rado succede, durante una sosta in stazione le luci
cominciano a lampeggiare in modo preoccupante, si spengono.
Oh
no, adesso ci diranno che dobbiamo cambiare treno!
Per
fortuna il blackout
dura poco e la marcia riprende.
Treno di Trenord, ultima generazione! |
Con
tutte le indicazioni sbagliate, ci potrebbero essere difficoltà per
qualcuno, dato che lungo la bella e moderna linea i
nomi delle stazioni,
scritte in bianco sul verde delle eleganti pensiline, di
notte non sono illuminati.
Una
sola considerazione, a proposito di una parola che per molti oggi è
sinonimo di progresso, tecnologia, perfezione: digitale!
Chi ha qualche idea di
programmazione
lo sa bene, ma anche quelli che hanno conosciuto i personal computer
nei tempi in cui per usarli era consigliabile avere un'infarinatura
di BASIC
e di dos: le macchine digitali non pensano! Solo
pedissequamente eseguono le istruzioni di un programmatore umano.
Se queste sono sbagliate o incomplete, la macchina digitale non se ne
accorge e il risultato, per l'utente, non è soddisfacente.
In
questo caso, per esempio, servirebbe che qualcuno prevedesse un
controllo
incrociato
tra le informazioni che vengono date sulle stazioni e un rilevatore
GPS. E si eviterebbero situazioni imbarazzanti.
Treno regionale, Stazione Centrale di Milano |
Un'altra
cosa si usava dire negli anni in cui nella vita degli umani, come una novità, sempre più entravano i computer,
per evitare che gli umani stessi si abbandonassero a una fiducia eccessiva
in quelle macchine. Li si definiva "utili
idioti".
Cioè, di nuovo, possono svolgere lavori pazzeschi, a velocità per
gli umani impensabili ma, per l'appunto, non pensano.
Non
a caso, dopo decenni di sperimentazione non
sempre soddisfacente sulla cosiddetta
intelligenza
artificiale,
i ricercatori sono orientati a puntare su macchine di concezione
diversa, più analogiche,
basate sulle "reti
neurali".
Perché digitale
è, in definitiva, sinonimo di "stupido"!
Vero
è che il discorso riguarda aggeggi che consentono comunque
prestazioni mirabolanti e che, correttamente utilizzati, possono
cambiare il modo di apprendere, comunicare, produrre. Ma ugualmente,
data la sostanziale correttezza della
equivalenza digitale = stupido, che per esempio la scuola del
futuro venga immaginata come "digitale", fa un certo
effetto!