Sarà
che ho appena finito di girare per due mesi come una trottola tra una
ventina di scuole dell'infanzia sparse per tutto il
Veneto ed è stato bellissimo, ma sento il bisogno di dirlo e
di ripeterlo forte: è principalmente osservando e ascoltando i
bambini che un educatore impara le cose; sono loro che ci
insegnano!
Dato
che in passato mi capitato di scrivere, credo anche abbastanza
benino, su questi argomenti, riprendo allora alcuni passi dal mio
libro del 2009 I
bambini e l'ambiente: pagina 31 e 32:
«Autunno.
Grigio e nebbioso. Nel giardino della scuola materna l’umidità è
forte, punge, la si sente nelle ossa. Un vento gelido scuote le
foglie già rade sui rami. Domanda: «Perché tremano le foglie?».
Risposta
dei bambini: «Perché hanno freddo!».
Assimilazione,
accomodamento, somiglianze, analogie, relazioni.
E
forte coinvolgimento affettivo, che aiuta a fissare nella
memoria cose che restano, trasformando i dati dei sensi e della
cultura attraverso la propria partecipazione attiva ed emotiva di
bambini. «Spiegato» a due gruppi diversi, in condizioni
diverse, lo stesso giardino, anche per l’adulto che lo «spiega»,
non sarà lo stesso! E la trasmissione non avverrà a senso unico,
perché i bambini, se motivati, amano dire la loro, descrivere con
parole, azioni, emozioni la propria conoscenza in
atto e, grazie al loro pensiero non ancora strutturato, facilmente si
avvicinano alla realtà da punti di vista originali ed efficaci,
individuando spesso il "lato
semplice".
La
bambina di seconda elementare osserva le foglie del gingko e
capisce subito che si tratta di un albero "strano". Dice
che non sono come quelle degli altri alberi, sono spesse,
"assomigliano
a
un fungo"...
Per
chi non lo sapesse, il gingko
è una pianta di cui per lungo tempo si erano conosciuti solo
resti fossili: una gimnosperma come le conifere ma a foglie larghe, e
comunque ritenuta irrimediabilmente estinta. Poi, come
in un racconto fantastico di dinosauri, in una valle remota della
Cina ne sono stati trovati esemplari viventi....
Bambini
di seconda elementare osservano il cigno che strappa i
ciuffi d’erba dalla riva dello stagno e poi li immerge
nell'acqua, prima di ingoiarli. Descrivono:
"Prima
becca l’erba e poi la bagna!".
"Mangia
l’erba morbida!".
Proprio
il contrario di quel "sapere" fatto di definizioni esatte,
eventualmente già scritte in qualche manuale, o peggio
"indovinabili" anche a casaccio (risposta a, b o c?). O di
quel girare pedante intorno alle cose che, tra analisi e
precisazioni, perde di vista l’insieme.
Bruno
Munari,
grande maestro nell'individuare il
lato semplice delle cose, aveva suggerito per
gli alberi l’idea forte della ramificazione:
da un ramo più grosso se ne originano sempre due più piccoli, e via
così, a piacere. Idea utile non solo per disegnare qualsiasi albero,
ma per pensarlo, immaginarlo, capirlo».
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