L'altro
giorno, durante un esame di matematica all'università, ho
assistito alla sfida tra le future maestre e alcuni
bambini: sfide di sudoku
e di tangram.
Non
solo ho assistito, ma siccome ero lì a fare le riprese video,
ho dovuto intanto cercare di cercare il senso di quello che
succedeva.
Prima
osservazione importante, preliminare. Fare la documentazione
di qualcosa ci costringe a capire meglio quello che stiamo
facendo. Lo dico sempre anche alle scuole, esortando a che la
documentazione venga per quanto possibile realizzata dagli stessi
bambini e ragazzi. E' una cosa che assolutamente non siamo
abituati a fare, in un sistematico sottoutilizzo di mezzi
che pure abbiamo ampiamente a disposizione, sempre più facili,
sempre più economici e sempre più potenti, almeno dalla
metà degli anni Ottanta.
Il
video attivo, non solo ottimo antidoto alla televisione
passiva, ma strumento
formidabile di conoscenza della realtà, di comunicazione,
espressione, non è mai entrato veramente nella nostra cultura.
E questo fatto si proietta in modo negativo anche nell'approccio con
altri strumenti, il computer, il web, le LIM, i tablet, le cui
difficoltà di uso da parte di molti forse non derivano
tanto – come si sente dire - dalla “cultura del libro”, quanto
dalla “non cultura della teledipendenza”.
Si
sfidavano dunque due gruppi di bambini con quattro
gruppi di maestre (nell'ultima sfida c'era anche un maestro
maschio).
Si
comincia con il sudoku, e a un certo punto il gruppo dei bambini
(una di quinta e due di seconda) si impianta. Devono cambiare modo di
procedere, e poi risolvono, ma intanto le future maestre hanno
vinto. L'assistente che segue la gara spiega che sono entrate in
gioco le capacità di “prevedere le mosse”, che nei
bambini sono ancora limitate. Istintivo verrebbe da ripetere la prova
con bambini bravi nel gioco
degli scacchi.
La
seconda sfida, con le 7 forme del tangram, viene a un certo punto
interrotta perché sia le studentesse, sia i bambini (3 di quinta)
non riescono proprio a mettere insieme il triangolo! Nell'andare
dietro con la videocamera, osservando le mosse e ascoltando le voci,
l'impressione netta è però che lo “stile cognitivo” dei
due i gruppi non presenti in
questo caso sostanziali differenze. Bambini e giovani donne,
nell'affrontare il tangram, sembrano pensare
esattamente allo stesso modo.
Quando
si ripiega su due differenti gatti e una specie di barchetta, la gara
si risolve, con la vittoria dei bambini 2 a 1.
E'
la volta del primo gruppo di bambini cimentarsi sul tangram
contro altre maestre. In un attimo mettono insieme il primo gatto e
anche il secondo, che gli altri avevano trovato più difficile, è
risolvono con grande velocità. Le maestre arrancano, fino
all'inesorabile cappotto finale. Vengono chiamati anche i gruppi
della sfida precedente, a verificare come i bambini hanno
ricostruito anche
il triangolo! I due di seconda ammettono che i gatti li aveva
fatti quasi per intero la compagna più grande, ma proprio sul
triangolo la documentazione video è lì, a certificare la loro
partecipazione attiva e consapevole!
Per
l'ultima sfida di sudoku, un gruppo di studenti contro i due
gruppi dei bambini, la previsione a questo punto è che la
classifica si ordini secondo l'età. E così è: prima i futuri
maestri (la presenza anche di un solo maschio impone il cambio di
desinenza!), poi i tre di quinta e infine i più piccoli. Riguardo a
questi, l'assistente fa rilevare che avrebbero anche potuto finire
prima, ma la ragazza di quinta in diverse occasioni, avendo già
individuato la soluzione non la applicava, ma cercava di farci
arrivare anche i due di seconda, secondo un metodo
cooperativo che
spontaneamente molto spesso i bambini applicano, quando gli
adulti non chiedano loro di agire diversamente.
Giornata
bellissima, con i bambini entusiasti si essere protagonisti
all'università! Ora ci prepareranno delle video interviste
con le mamme, che si possono realizzare – spiega il
piccolino di seconda - utilizzando come me una videocamera,
oppure una macchina fotografica, un telefonino, o
l'iPad...
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