Ieri
un
post su facebook giustamente ricordava come il Babbo
Natale
che tutti conosciamo non sia una figura della tradizione, ma una
invenzione recente delle Coca
Cola,
citando un libro (che si può scaricare
gratis) e sottolineando
come “ il sistema
delle multinazionali domini il nostro immaginario collettivo”.
Se il
primo è un fatto (nel
1931 la Coca Cola veste di rosso e bianco
il vecchio e sbiadito Santa Claus e ne fa una star
mondiale!), la seconda in realtà è una affermazione, anzi,
praticamente una deduzione, che andrebbe verificata meglio nei fatti.
Ovviamente,
non si discute che quasi tutti i “miti”
degli umani grandi e piccoli del giorno d'oggi derivino dalla
letteratura,
dal cinema,
dai fumetti,
dai videogiochi,
e siano il frutto di grandi operazioni commerciali. Ma proprio su
questa questione di creature più o meno magiche che in una notte
dell'anno portano i regali ai bambini, la potenzia
delle multinazionali
dimostra, alla prova dei fatti, i suoi grandi
limiti.
Io
vivo a Brescia,
in una zona d'Italia in cui i regali, nella notte del 13 dicembre, li
porta Santa
Lucia. La tradizione
riguarda il Veneto e una parte consistente della provincia lombarda,
ed è talmente poco “multinazionale” che quasi
nessuno fuori da quell'area la conosce.
Addirittura, in una rivista impegnata per bambini avevano scritto
anni fa – per altro giustamente - che Santa Lucia è una tradizione
“svedese”.
Ma la redattrice viveva in Emilia e non sapeva di che cosa sognavano
i bambini che abitavano appena a pochi chilometri dalla sua città, a
nord del fiume Po!
Nell'immaginario
dei bambini la figura di
Santa Lucia è tuttora molto potente. Quando, nei giorni precedenti,
si sente il suo
campanellino fuori da una scuola dell'infanzia,
l'emozione collettiva è intensa oggi come quando ero piccolo io, e
addirittura potrei citare esempi di “nativi digitali” a cui,
quasi in età da scuola media, i
genitori hanno finalmente dovuto dirlo
che in fondo non è vera la storia di Santa Lucia!
Da
piccolo, mia madre che è di Milano mi raccontava che là i regali li
portava Gesù
Bambino (che, come recitava Jannacci, è Babbo Natale da
giovane!), mentre dalla terra di mio padre, l'appennino modenese,
arrivava regolarmente, per posta, il pacchettino che a casa di mia
zia aveva lasciato per noi nipotini la Befana!
So che in altre zone d'Italia, soprattutto al sud, sempre nella notte
dell'Epifania i regali li portano i Re
Magi.
Sarà
un caso, ma personalmente non
ho mai incontrato un solo bambino che credesse seriamente in Babbo
Natale. Se ne parla
talmente tanto, ha intriso un livello del nostro immaginario così
superficiale e smaccatamente commerciale, che mi piace pensare che
anche per i più piccoli rappresenti solo un pretesto,
una figura retorica, una metafora.
I bambini magari fanno finta di crederci, perché è nelle regole del
gioco per ricevere i regali. Oppure, “attacca” solo dove mancano
corrispettivi veri, come per esempio Santa Lucia, che quella sì
scava nel profondo dell'immaginario delle persone.
Una
piccola conclusione venata
d'ottimismo: dove
esistono tradizioni veri, pensieri veri, cibi veri, l'omologazione
globalizzante, ancorché
pericolosa e incombente,
non è così facile né scontata.
Così per esempio, tra i suoi tanti difetti che ben conosciamo,
l'Italia non è comunque un paese in cui tutti mangiano da McDonald e
credono in Babbo Natale. E questa è tuttora una nostra piccola
grande forza, su cui dovremmo saper contare.
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