Succede spesso d’agosto, quando la
gente è per lo più in vacanza e distratta.
A volte sono
decisioni dei potenti della terra. Un fatto che avrebbe sconvolto il mondo
avvenne per esempio nell’agosto 1971, quando il presedente americano Nixon
sospese la convertibilitàdel dollaro in oro, avviando l’epoca delle monete liberamente fluttuanti,
che tanto ci ha fatto divertire in questi anni.
Altre volte
sono cose che invece ci riguardano più da vicino, come la fine delle pagine Ning , il social network della “Scuola che funziona”.
Agosto ovviamente in questo caso è un
caso. Tutti gli anni ai gestori di domini e siti variamente a pagamento
arrivano letterine che sollecitano a scegliere tra il rinnovo e l’abbandono, e
anch’io nei prossimi mesi, in tempi di spending review telematica, probabilmente
lascerò cadere qualcosa delle troppe pagine che, a tentoni, nel tempo, ho sparso in giro
nella rete.
Gianni Marconato |
Gianni Marconato,
che aveva dato il via alla Scuola che funziona nell’ormai
lontano 2008, qualche giorno fa ha dato l’annuncio dello stop alle attività
dalle pagine di facebook e dal propriospazio web.
Rimane per
il momento la pagina fb La scuola che si racconta, dove si
ritrova il vecchio logo e la continuità di un’esperienza certo da tempo molto meno
intensa, mentre nel dominio .it, che
pure resta, viene annunciato per il futuro un
blog.
Non sto qui
a raccontare una storia che tutti possono leggere ottimamente sintetizzatada Gianni.
Devo però dire
che, per me personalmente, in un panorama in questi anni recenti tanto vasto
quanto spesso desolante di iniziative
che cercano di svilupparsi in rete e che alla fine non fanno altro che
ribadire una diffusa incapacità, oltre i discorsi, le opinioni, spesso le chiacchiere,
di incidere sulla realtà, la Scuola che Funziona ha rappresentato
qualcosa di diverso.
Cioè, io
nella scuola ci lavoro spesso, ma non sono un insegnante, e in più di
un’occasione, di fronte ai problemi enormi che la scuola italiana in questi anni
deve affrontare e che trovano i docenti così spesso non solo sfiduciati e
impotenti, ma anche incapaci di uscire da certi circoli viziosi di ripicche e
gelosie, sono contento di non esserci
davvero dentro, nella scuola, e
cerco di pensare più da lontano, appoggiandomi magari alle mie frequentazioni
di artisti internazionali di teatro, cinema ed educazione, che per loro fortuna
manco hanno mai sentito parlare della “buona scuola”
di Renzi!
Andreas Formiconi |
Ecco, la Scuola che Funziona era diversa: funzionava davvero!
E qui non concordo
con Gianni quando lascia intendere che la gente “preferisce” i social network
generalisti. Non è vero. Stanno dentro in quelli mugugnando, perché non c’è altro.
Il problema è che quando l’altro c’è
(e in questo caso c’era), superata la fase della sorpresa, dell’entusiasmo, che
ci fa sentire tutti senza fatica bravi e belli, a un certo punto bisogna darsi una organizzazione di un livello superiore, perché se no lo slancio si
esaurisce. E’ lo stesso problema della democrazia: nessuno te
la regala e, anche se è una favola conquistarla, poi ci vuole un impegno
duraturo, quotidiano, a volte perfino noioso, perché le forme di partecipazione continuino la loro
efficacia nel tempo. Se non si rinnovano, non si reinventano periodicamente,
appassiscono, o si deteriorano – come ben sappiamo - in stanche forme
rappresentative che, senza un effettivo controllo di base, alla fine
rappresentano solo se stesse e degenerano in caste.
La
Scuola che Funziona a un certo punto non ha fatto il salto di qualità, oltre i gruppi che si facevano e mantenevano da soli, oltre il Manifesto (e Simona Martini, che ne realizzò la versione video, mi ha chiesto di ricordare Riccardo Rivarola, che la aiutò con i titoli e che ora non è più tra noi). Non è
andata oltre il volontarismo che, per quanto encomiabile, non porta mai troppo lontano. Non è un demerito così grande, il discorso è molto
complesso e prima o poi bisognerà riuscire ad affrontarlo, dato che è il problema fondamentale di tutti i movimenti spontanei. Ma a volte sembra che ci
dimentichiamo che Facebook e Twitter non solo
acchiappano perché sono ben fatti, ma sono
società quotate in borsa! È impensabile poter proporre alternative reali lavorandoci soltanto
nel tempo libero, quando ne abbiamo voglia, senza darsi una struttura e un metodo anche assolutamente diversi, ma adeguati.
Quando, in altro ambito da quello educativo, qualcuno è riuscito a farlo, da un movimento senza scopo di lucro è nato
Linux!
Elena Favaron |
Della Scuola che Funziona, a parte il
bellissimo Manifesto degli Insegnanti (da
riprendere comunque, rilanciare!), ricordo
l’incontro plenario all’Arsenale di Venezia,
nel 2010 (a cui si riferiscono le foto), attivo, propositivo, una delle non una riunione di insegnanti la cui
nota dominante era l’ottimismodella volontà.
E poi lapubblicazione americana con la IGI Publishing, decisa alla fine a
maggioranza, dopo che diversi dei più illustri animatori del movimento avevano
espresso la volontà a un certo punto di fare un’altra cosa. Fu dibattito e confronto di opinioni vero,
aperto, appassionato, dove lo strumento on line per una volta si dimostrò
adeguato e soddisfacente per il gruppo di persone che scelsero di usarlo. Il
ponderoso libro alla fine si fece (e io mi ritrovai con ilmio piccolo articolo a pagina 1, piccola iniezione di vanità personale che
ogni tanto ci vuole!)
È stato
bello e – come ha scritto anche Gianni – senza stare lì a rimpiangere quello
che non è stato o non è più, La Scuola che Funziona è una ricchezza che tutti noi che vi abbiamo partecipato ci portiamo dentro, per il
presente e per il futuro.