C’è una cosa che ripeto spesso: una cosa bella di questo tempo presente è che, quando si è lì
che sembra di non riuscire a dipanare la matassa delle cose da fare, troppe e troppo
complicate, e incombe il panico, oggi ci
si può fermare, staccare, fare assolutamente altro. Quando si riparte, con rinnovata
lucidità mentale, abbiamo la possibilità, un tempo negata, di far
correre le macchine, i computer, la rete. E non solo si recupera, ma si
fa anche meglio! Almeno, così potrebbe essere!
Così, ieri mattina mollo tutti gli arretrati ed esco in bici, per una salita
domestica ma vera (con passo tranquillo, ma mi manca ancora l’ultimo
chilometro!)
Nel pomeriggio, lavoro un po’ e poi di nuovo fuori, a piedi, nelle aree verdi intorno a casa, a vedere se
riesco a catturare qualche immagine in
solitaria (cioè, non con i bambini, che sono meravigliosi e trovano davvero
di
tutto, ma è un tantino faticoso!).
Sono lì che mi sto districando tra cimici con la maglietta del Milan
e altre dalle antenne nodose
e robuste, api vere e “travestite”,
quando vedo questa bestia enorme con il becco
giallo da calabrone, che però assolutamente non è un calabrone!
Sarà la mia familiarità molto tardiva con i piccoli animali, sarà che
sono abituato all’entusiasmo dei bambini, ma io in questi casi un po’ mi
emoziono! Riesco a fotografare da lontano, poi un po’ più da vicino, ma la mosca
sirfide in questione è sfuggente, scappa, non resta sui fiori come certe sue
colleghe che da vicino si offrono all’obiettivo con relativa facilità.
Sto in appostamento a lungo presso il cespuglio di ombrellifere, la ritrovo, la
riperdo sistematicamente, e qui pubblico allora quel poco che sono riuscito a
ottenere.
Cerco in rete: “Syrphidae, calabrone, hornet”. Dovrebbe essere una Volucella
zonaria, ma imparo che esiste anche una Milesia
crabroniformis ancora più inquietante. Interessante!
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