Periodicamente qui ritorno cercando, per approssimazioni successive, di arrivare alle definizione precisa del progetto "Lo sguardo dei Bambini sul Mondo", con le parole adatte, che non sono un dettaglio.
Cioè, perché questo discorso dei bambini che fanno i video non è solo il mio campo di lavoro, ma una proposta culturale complessiva che chiede di essere ascoltata, che ha bisogno di un dibattito adeguato non solo tra gli addetti ai lavori o nel mondo della scuola, ma nell'intera società.
Perché - so che è difficile capirlo in tempi di spreco sistematico di tecnologia e di pensiero e di appiattimento acritico e incosciente sugli orizzonti del mercato - qui non si esprimono solo opinioni, né si descrivono realtà con la comodo scorciatoia degli stereotipi, ma si propongono soluzioni vere, utili per la vita delle persone. Altri preferiscono ripetete come un mantra ritornelli su generazioni "digitali", sul bullismo dilagante come se fosse una piaga d'Egitto, sugli otto minuti (???) di attenzione come mutazione antropologica ineluttabile. Noi si lavora con i bambini e i ragazzi veri, e questa è la versione più recente della proposta, come sta in questo momento sul sito web, e sarà ulteriormente modificata quando altri confronteranno con noi le loro idee e il loro punto di vista.
Lo Sguardo dei Bambini sul Mondo è un progetto in corso, il cui fine è raccogliere e mettere in rete i lavori video di scuole e gruppi di bambini, fino ai 14 anni, provenienti da ogni parte del pianeta, realizzati in gran parte dai bambini stessi, che recitano, eseguono le riprese, montano i video.
Non è solo una collezione di “film” di bambini, che nel loro piccolo fanno qualcosa di simile al cinema e alla televisione che tradizionalmente conosciamo. Nei nostri tempi, in cui mezzi potentissimi, facili e economici rendono tutti noi di fatto produttori di informazione (il più delle volte a nostra insaputa, per esempio attraverso i social network), una adeguata alfabetizzazione di base al linguaggio audiovisivo della società dell'informazione globale è più che mai urgente e necessaria.
I bambini, non lasciati a se stessi e al mercato, giocando come sanno fare, con il supporto e l'assistenza di adulti educatori, non solo acquisiscono facilmente padronanza dei mezzi, ma riescono anche a raccontare di sé e del mondo dal loro punto di vista come prima non era possibile, arricchendo il linguaggio audiovisivo di forme e contenuti originali rispetto a quelli adulti, professionali o amatoriali che siano. Da un tale scambio di messaggi attraverso le generazioni, che con la rete può estendersi a tutte le nazioni e culture, può trarre vantaggio l'insieme della società, in cui i mezzi si sono diffusi globalmente in modo capillare, ma senza alcuna educazione, non impedendo o forse addirittura causando problemi crescenti di comunicazione, integrazione, convivenza tra i gruppi.
Molte sono le manifestazioni internazionali, i festival, gli incontri sul cinema e il video dei bambini, che si svolgono da anni in diversi paesi ma, forse per la difficoltà a definire un approccio culturale complessivo, oltre che per la frantumazione delle esperienze, scarso è stato finora l'impatto sul mondo della scuola e sull'opinione pubblica in generale, che dei suoi giovanissimi cittadini si fa spesso un'idea attraverso narrazioni stereotipate che alla fine fanno male ai bambini.
In questo progetto, operatori da diverse parti del mondo, conduttori di laboratori, supervisori o semplici raccoglitori di documenti locali o regionali, fanno riferimento a un nucleo centrale e a squadre che stiamo organizzando sul territorio, per il montaggio, la pubblicazione e il web mastering. Ci impegniamo perché, oltre la “raccolta delle raccolte”, dalla condivisione di esperienze con i bambini autori di audiovisivi si sviluppi una elaborazione teorica collettiva permanente, in rete e durante gli incontri in presenza che, al di là della cerchia degli addetti ai lavori, possa stimolare un recupero sociale complessivo, un uso attivo, consapevole e collaborativo dei mezzi, oltre gli sprechi di un dissennato consumismo che, in una società detta dell'informazione, può incidere negativamente sulla qualità della vita, la partecipazione, la democrazia e il futuro stesso del pianeta.
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