mercoledì 1 giugno 2016

Alfabetizzazione video

Ci sto personalmente lavorando molto in questo periodo.
Un volta depurato il nostro pensiero dall'onnipresente ideologia del “digitale”, che nessuno in realtà sa che cosa sia (spesso solo marketing o nuova e più ottusa burocrazia, perché si può dare la colpa alle “macchine”!) l'alfabetizzazione video è probabilmente la vera base oggi di una possibile cittadinanza attiva.
Il video è la lingua universale che ha uniformato globalmente tutto il pianeta come televisione e  tutti la capiscono. Dal punto di vista del consumo , ha trovato negli ultimi tempi una diffusione ancora più capillare attraverso i dispositivi mobili, che soprattutto vengono utilizzati come riproduttori di audiovisivi. Ma già da alcuni decenni, grazie a strumenti tecnologici sempre più facili, economici e potenti, è un linguaggio che consente anche a tutti di produrre, e oggi di diffondere globalmente quello che produciamo, attraverso la rete e i social network.
Videocamera Full VHS, 1987
Curiosamente, è una lingua che però non si studia a scuola, che pochi davvero parlano, e pochissimi scrivono!

Si è scritto moltissimo in tutti questi anni sugli effetti che la televisione ha sui bambini, quasi sempre in termini di tempi di permanenza davanti allo schermo e di contenuti, il più delle volte sottovalutando lo specifico della comunicazione audiovisiva e basandosi sulle modalità standard di consumo come se fossero le uniche possibili. Quanto all'uso attivo di videocamere, fotocamere, telefonini, o ti spiegano le questioni “tecniche” come se con quegli aggeggi tutti sapessero già esattamente che cosa farci, oppure, più o meno come 50 anni fa, ti insegnano come si fa un film! (e se un film uno non lo vuole fare? Tanto vale che resti analfabeta!)
In definitiva, il linguaggio video, quello con cui universalmente si comunica su tutto il pianeta, ognuno se le impara per conto proprio, tra condizionamenti commerciali e stereotipi, in balia del caso e del mercato.

Videocamera con scheda SDXC, 2013
Lavorando con i bambini e proponendo, con gli strumenti per fare il video, semplicemente di giocarci, così come giocano con un pallone o con le bambole, si scoprono utilizzi non convenzionali che si legano direttamente all'esperienza di vita delle persone, senza necessariamente passare dal cinema e dalla TV tradizionali, né essere vissuti come una cosa fine a se stessa che non può andare oltre l'album dei ricordi o lo scherzo in rete.
Lavorando con i bambini e imparando da loro, si capisce anche che, più che corsi in cui apprendere il linguaggio video in modo scolastico, servono luoghi e occasioni, reali o virtuali, in cui utilizzarlo in modo “naturale”, condividere le nostre comunicazioni video per correggersi e migliorare, crescere nella consapevolezza della cultura che produciamo.
Così, come gli esseri umani imparano a parlare una lingua naturale prima di studiare la grammatica, lo stesso può essere oggi, grazie alla tecnologia di cui disponiamo, anche per il linguaggio video. Ma così come il gioco spontaneo dei bambini, in un contesto sociale artificioso come quello in cui viviamo, a volte va “liberato” perché possa davvero esprimersi, per esempio attraverso l'animazione teatrale, allo stesso modo vanno garantite le condizioni perché incontro tra gli umani e il linguaggio video possa avvenire oltre le abitudini e i facili stereotipi. E l'esperienza può essere sorprendente.
Videocamera DV, 2006
Nel nostro faticoso tentativo di costruire un gruppo di lavoro, presto un'associazione vera e propria, attraverso il progetto internazionale Terra Insieme, il Museo Virtuale dei Piccoli Animali nasce per esempio dall'esplorazione del giardino delle scuole con l'aiuto della fotografia e del video; Lo sguardo dei bambini del mondo sarà un “festival video” diverso; il “corso video” che proponiamo vorrebbe essere soprattutto un momento di scambio di esperienze e conoscenze.

2 commenti:

  1. Premetto che sono in completa sintonia con te quando parli di partire dall'esperienza di gioco con il video e i suoi strumenti, gioco che porta alla scoperta di utilizzi non convenzionali, di personali visioni della realtà che ci circonda, diversi modi di riprendere se stessi, le cose, la luce che entra in macchina. In questo senso il tuo auspicio alla ricerca di nuovi "luoghi e occasioni" è sicuramente la consegna più importante che questo pezzo mi sembra indicare ai docenti e ai non docenti. Il video per comunicare, il video per esprimersi, per raccontare. Vorrei solo aggiungere che, lontano dall'idea di far iniziare i bambini alla grammatica del cinema (ormai quella strada sembra già battuta e ribattuta, non sembra ci abbia consegnato nuovi Fellini in fasce) sono più propenso all'idea di sovraesposizione controllata al video. Mi spiego. Fare, mangeggiare, poi fermarsi, guardare altre scelte di altri autori, vedere come hanno raccontato la loro storia, vedere storie e leggerne il senso, il sentimento, la tecnica, le emozioni che manda, che produce. Ecco trovo che l'alternanza fra produzione libera o diretta e la visione di produzioni video di altri ci permetta di fare e pensare, agire e reagire, riflettere e crescere, anche nel video. Vedere i maestri del video (su questo poi ci sarebbe da aprire un post tutto suo) di ieri, di oggi, ci permette di riconoscere soluzioni visive che aiuteranno il nostro lessico visuale, sarà più ricco, più articolato, più consapevole. Allora i nuovi giochi con i video diventeranno più sofisticati, più personali, più interessanti. Solo questo, volevo solo dire che una abitudine alla Lyteracy in campo visuale non può che portare nuove possibilità, nuove direzioni dove esprimere la propria competenza nel fare video.

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  2. Bellissimo Testo, Amico mio! E vero per giunta!
    Chiamami se Puoi, il numero é 3397967452
    Mila

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