domenica 5 luglio 2020

La pelle dell’orso e l’informazione rifiutata

Non sappiamo ancora come andrà a finire questa volta la solita storia assurda del Trentino in cui, dopo aver favorito il ripopolamento degli orsi credendo forse che si trattasse di pelouche o cartoni animati, tutte le volte che un umano fa il cretino e un animale grosso e forte giustamente si rivolta, politici e amministratori vogliono ammazzare l’orso! (boh, non è che se un pedone attraversa la strada mentre passa un camion a ci finisce sotto, poi radono al suolo la fabbrica Iveco!)
Non sappiamo come andrà a finire, ma basterebbe una ricerca in rete dal telefonino, scrivendo per esempio “orso Trentino”, e subito avremmo le ultime notizie in tempo reale, da giornali, agenzie di stampa, web TV e molto altro. Troppo facile?
Succede invece che qualcuno ripiglia e ripubblica la tragica, pessima notizia di qualche anno fa, e per tutto il popolo di facebook ecco l'orsa femmina, madre di due cuccioli, è stata abbattuta! Non leggono della presa di posizione in suo favore del ministro dell'ambiente che ha forse creato un importante conflitto istituzionale con le autorità regionali, non leggono delle petizioni per salvarla, del sondaggio on line che, per quel che vale, è a favore dell'orsa al 99%. Qualcuno ha scritto su Facebook che l'orsa è morta (vero, ma era un'altra orsa, 3 anni fa!) e quindi è subito rabbia, sdegno, indignazione, senso di impotenza! Tutti a grondare lacrime sulle tastiere (noi e la nostra cerchia, che non è come piangere da soli!) e a nessuno passa per la testa di controllare se sia vero.

CC0 - Public Domain a public domain JPG image
Questo sarebbe l’unico, semplicissimo antidoto contro le fake news! Controllare! Non serve che qualcuno ti insegni a difenderti, o ti dica quali sono le fonti attendibili e quali no, non serve una cultura mostruosa e nemmeno essere particolarmente intelligenti. Con una banalissima ricerca incrociata, attraverso cui le persone semplicemente verifichino le notizie prima di rilanciarle, in un ambiente come la rete eventuali fake si smonterebbero da sole in pochissimo tempo.

Si comincia magari con cose facili e politicamente neutre. Come quando devo riconoscere un insetto o un albero, e banalmente cerco immagini in rete con un numero alto di corrispondenze. Perché può essere che qualcuno abbia sbagliato informazione, oppure che il motore di ricerca associ il nome a una figura vicina. Quando le corrispondenze sono tante, quando la fonte appare seria e attendibile (per esempio un sito scientifico universitario piuttosto che la collezione di fotografie di Pinco Pallo), il tasso di errore si abbassa in maniera determinante.
E questo si può incominciare a fare fin da bambini, a scuola, non costa niente, non richiede investimenti né esperti di comunicazione o di coding. Ma è una di quelle basi senza le quali la nostra società, parcellizzata, globalizzata, in perenne overdose d’informazione, rischia seriamente di scoppiare.
Imparare a fare una verifica in rete, magari in gruppo, è anche un modo – ancora, troppo facile? - per riprenderci il senso della realtà e un poco di controllo della nostra vita, contro le opposte visioni apocalittiche che tanto male fanno alla salute mentale delle persone, in particolare in questi tempi di pandemia.
Non farlo, non porsi il problema di farlo, credere che tutto il “potere” stia inevitabilmente nella mani di Google, Apple, Facebook, Microsoft e via dicendo (e intanto farci male l’un l’altro nelle reti sociali, crescendo nella convinzione insana di non contare nulla!) davvero è pericolosissimo, soprattutto nel momento in cui persone come noi insicure, ignoranti e abituate a muoversi in questo modo sciatto e approssimativo, vengono poi da noi messe (ahi, la “democrazia”!) in posizione di responsabilità politica, nazionale e internazionale. E quello che può capitare è davvero sotto gli occhi di tutti. Al punto che, per non vederlo, tantissimi ormai soltanto guardano nello specchio dei propri luoghi comuni e convinzioni.
E speriamo che, in questa situazione assurda, almeno questa volta riusciamo a salvare l’orsa!

 

domenica 21 giugno 2020

Il principe rettiliano e la profezia dei bambini

Premessa doverosa, con i tempi che corrono: questo è un articolo semiserio.

Che i bambini, nel loro gioco di finzione, sappiano a volte cogliere la realtà in modo talmente sintetico ed essenziale da sfiorarne quella che si potrebbe definire “essenza”, è una cosa non nuova per molti educatori attenti e che – quei pochi che mi conoscono lo sanno – io sostengo da sempre.
A questo proposito avevo raccolto tanti documenti soprattutto negli anni 80 quando, durante i corsi di animazione teatrale, facevo fare il “TG dei bambini” e loro, giocando, inventavano notizie sempre un po’ per ridere che però, quando si riferivano alla realtà dei grandi, risultavano a volte illuminanti su come, tra cinismo e ironia, i cuccioli della società dell’informazione percepiscono il mondo in cui vivono.
A memoria, al volo, penso a notizie come: “Villeneuve ha messo le ruote alla sua bara e ha vinto il gran premio di Los Angeles”, oppure a quando, dopo un’eruzione vulcanica che immaginavano avesse pietrificato gli abitanti, l’inviato speciale arrivò col microfono in mano a fare una intervista a un “pietrificato”. Il massimo dell’inquietante e del “profetico” fu quando fecero morire il Papa, accoltellato in diretta in piazza San Pietro, esattamente la mattina del giorno il cui il pomeriggio ci fu l’attentato a Giovanni Paolo II. Ricordo poi il bambino che aveva letto la notizia che giurava che lui non c’entrava niente, che il testo “l’ha scritto lei!”, indicando un compagna ugualmente imbarazzata.
In quel caso, non era una cosa così improbabile. I telegiornali parlano molto di persone famose e anche di crimini e morte. Mettere insieme le due cose, in un gioco di bambini, può capitare.
Fotomontaggio di bambini: il principe Carlo e lady Diana, 1981

Oggi, viviamo tempi difficili da credere, come in un castello delle paranoie incrociate (Calvino mi scusi l’assonanza!) Da una parte, nel pieno della pandemia, abbiamo assistito per esempio alla criminalizzazione dei “runner” novelli untori, con scene incredibili come la caccia all’uomo in diretta TV con tanto di elicottero di un tizio isolato sulla spiaggia, certo colpevole di aver violato un’ordinanza, ma che con tutta probabilità non poteva diffondere il contagio (a chi, ai gabbiani, se era lì da solo?)) e magari non meritava il fiato sul collo di una intera nazione; o anche, con la pandemia agli sgoccioli, in una regione quasi non toccata dal virus, all’assurdo di bloccare un treno per due ore perché una donna aveva la tosse! Dall’altra, molti di quelli che ci dicono “svegliatevi, non vi fate stressare dalle notizie della televisione e dall’uso esagerato delle mascherine!”, poi ci bombardano sui social network con annunci di vaccini che faranno milioni di morti, chip di controllo che saranno inseriti a forza nei nostri corpi, congiure planetarie ordite dalla finanza internazionale e dai discendenti della stirpe di Caino attraverso l’azione combinata di virus creati in laboratorio, scie chimiche e reti 5 G. Che è proprio quello che ci vuole per restituire a tutti finalmente un po' di pace e serenità!

Io non credo – guarda un po’ cosa mi tocca scrivere! - che il principe Carlo Mountbatten-Windsor sia
un rettiliano (forse Bill Gates... Ma no, neanche lui, dai!), e però mi accorgo che nell’archivio della mia mente questa fake news è accompagnata dalla sua brava illustrazione, netta, precisa, che non viene da qualcosa che ho visto di recente in rete, ma proprio dalla mia memoria personale profonda…
Ecco, ora mi ricordo. Vado a prendere un fotomontaggio realizzato da un bambino nel 1981, quando in una biblioteca di Brescia li si fece giocare a ritagliare e incollare figure dai giornali. Avevo poi digitalizzato e archiviato i lavori, forse da qualche parte ho ancora il foglio originale.
Loro stavano solo divertendosi combinando immagini a caso. Ma quante volte è successo nella storia che i bambini sono stati gli strumenti innocenti di profezie e rivelazioni importanti per l’intera umanità! 1981: prima dei Visitors! Forse l'origine di tutta una narrazione!

Postilla doverosa, con i tempi che corrono: questo è un articolo semiserio.

lunedì 20 gennaio 2020

Paolo e Kublai Khan

Questo avevo scritto un giorno, mentre finalmente leggevo per intero Le Città Invisibili di Italo Calvino, avendo appena pubblicato I Pianeti Raccontati, un piccolo libro che a quell’altro libro
illustre si ispira e che è uscito giusto un anno fa...

Parlò allora Kublai Khan, fissandolo negli occhi con un sorriso che, se non fosse stato per il celeste lignaggio dell'imperatore, Paolo avrebbe probabilmente interpretato come vagamente complice. Disse il signore dei Mongoli e dei Cinesi:

«Il tuo lavoro non ha la struttura complessa su piani molteplici e intercomunicanti dell'Opera di Calvino, e in effetti è solo un libro per bambini. Ma in molti passaggi c'è una sorprendente assonanza di toni e di atmosfere, come se avessi assimilato nel profondo se non lo stile, inarrivabile, almeno l'intenzione. E come è possibile, se è vero quello che dici, che tu non avevi in realtà mai letto, se non per piccoli estratti, Le Città Invisibili».
Paolo sorrideva, con un certo luccichio in fondo agli occhi, ripassando ad alta velocità una folla di pensieri già pensati. E così rispose:
«Non è importante forse avere letto pagine e capitoli e libri interi di parole già disposte nella loro forma pubblica e definitiva, quando comprendere l'idea, la radice, l'origine da cui quelle stesse parole sono uscite a formare un racconto e lì andare per ricominciare a scrivere un altro racconto, che alla fine in molti punti sarà però lo stesso racconto, perché indirizzato dalla stessa idea. Toni e atmosfere convergono allora da certi sensi unici della narrazione e della fantasia, non importa se lo scrittore è genio o dilettante, a raggrupparsi intorno nel gioco di suggerire, evocare, proporre immagini e lasciare dubbi. Questo affascina il lettore che conosce il piacere di immaginare e sa sorridere leggero di se stesso.
Città e Pianeti sono in fondo un gioco della mente e del desiderio, un lancio di dadi che non è pericoloso e non induce dipendenza, nella ricerca, appassionata e tranquilla allo stesso tempo, di un’origine, di un'idea.