sabato 20 luglio 2019

La comunicazione nel tempo in cui la gente non crede ai propri occhi!

Forse ho capito dove sbaglio!
Da anni, faccio vedere video in cui bambini, senza alcuna preparazione preliminare, o “fanno la regia” di riprese naturalistiche di discreto livello, per esempio degli insetti nel cortile della scuola, oppure in prima persona, dietro la macchina da presa (video o fotocamera, telefonino), realizzano riprese qualitativamente ineccepibili, tutt’altro da quelle cose penose a cui molti, anche nella scuola, si rassegnano come se fosse un destino ineluttabile, per tutti noi che non siamo “professionisti”!
Cioè, come dire: lo vedete che, anche senza aver fatto nessun corso di cinema o televisione, solo seguendo tre regole semplicissime, chiunque può da subito realizzare riprese video perfette? Che poi qualcuno ovviamente dovrebbe montare per benino - il video è comunque per sua “natura” una produzione a diversi livelli, collettiva, che richiede di mettere partecipazione e abilità diverse! - ma tutti dovrebbero vederlo, perché l’esempio è lì, chiaro, evidente. E infatti quando propongo questi video ai bambini nei miei laboratori, poi non c’è quasi bisogno di ulteriori spiegazioni, e si mettono a lavorare in modo corretto…
Laboratorio "I film in tasca", biblioteca di Calenzano, Luglio Bambino 2019

Gli insegnanti e gli adulti invece no, generalmente non vedono! Se non gli spieghi per bene tutta la faccenda, non gli dici o scrivi a parole. Guardano i video, ma spesso non capiscono, non colgono. E d’altra parte viviamo in un con contesto in cui, nello splendore del 4K, è normale che le persone non si rendano nemmeno conto per esempio quanto stanno vedendo immagini nel formato sbagliato. Cioè: ci appaiono normali giocatori di basket bassi e tracagnotti, auto che sembrano schiacciatine, oppure persone filiformi come gli alieni di Incontri Ravvicinati. È normale, nel tripudio di “tecnologia” in cui viviamo immersi, non credere più ai propri occhi, perché quello che facciamo evidentemente non è guardare immagini di alta qualità (per cui, se la trasmissione per qualche ragione è sbagliata, si cerca magari se c’è un pulsantino che quella qualità permette di ripristinare), ma è piuttosto consumare l’oggetto tecnologico, secondo modalità che – con buona pace di chi crede che il mondo stia velocissimamente “cambiando” - sono state ben descritte già negli anni Sessanta del secolo scorso: il medium è il messaggio!

Forse è per questo che, con tutte le cose eccellenti, gli esempi di buone pratiche, i tutorial, le macchine e il software potentissimi che abbiamo in mano, il livello medio della comunicazione nella scuola e nella società non progredisce (non mirabilia multimediali o realtà virtuali dettano le sorti del mondo, ma brevi testi rozzi e sgrammaticati pubblicati su facebook e twitter!), e nei decenni siamo sempre meno capaci di organizzare in modo autonomo le nostra produzioni. Per ricordarci che cosa potremmo fare con la “tecnologia”, occorre che venga di moda sui “social” una app che ti invecchia o ringiovanisce la faccia!
Laboratorio "I film in tasca", biblioteca di Calenzano, Luglio Bambino 2019

Come mai questi esempi di bambini che lavorano benissimo, collaborano, apprendono, producono, senza traccia deficit d’attenzione o bullismo, non attirano più di tanto l’attenzione dell’insegnante medio, lo stesso che è invece assiduo ai corsi, ai webinar, ai tutorial sulle tecnologie didattiche? Perché così pochi intervengono, commentano, lasciano le loro considerazioni sul blog (dove magari, insieme con l’articolo, rimangono, mentre sui social network tutto si perde in un marasma indistinto)? Non è che non ti hanno visto, perché poi basta pubblicare un piccolo post che ironizza su certi strumenti meravigliosi on line, che i soliti tre colossi del web offrono “gratis” e noi li facciamo sempre più ricchi e potenti, che subito ti arrivano risposte piccate e quasi offese!
Proverò a pubblicare adesso i nuovi video con dovizia di scritte esplicative, secondo la migliore tradizione dei documentari divulgativi in cui, quando si vede per esempio una fontana, ci deve essere anche una voce fuori campo che con dizione impeccabile dice: “Questa è una fontana!”
E ancora aspetto ingenuamente che qualcuno mi risponda qui nel blog, magari dicendomi che quello che faccio è inutile, che sto sbagliando tutto. Però, come già sottolineavo in un mio breve scritto sul Museo Virtuale dei Piccoli Animali, la certezza epistemologica di un approccio educativo non mi viene da dotte citazioni, dal plauso dei colleghi, o dal seguire le mode, ma dalle risposte, regolari, ricorrenti, entusiaste, colte sul momento e perciò sincere, di bambini e ragazzi, e ampiamente documentate negli anni in audio e video: le loro voci, espressioni, atteggiamenti, che magari sono più vicine alla realtà di certi numerini e grafici su anonime tabelle, con cui ancora, nell’era “digitale” tanti pretendono di capire, spiegare, incasellare le cose degli umani.