venerdì 1 febbraio 2019

Realtà e narrazioni

Ascoltato ieri il prof. Ivo Lizzola che, con un tono e un sorriso che vorremmo vedere più spesso nei pubblici dibattiti, parlava di inclusione e narrazioni, e lo spunto è interessante. Qui lo riprendo, anche perché si incrocia con alcuni temi su cui da tempo sto cercando di ragionare anche in questo blog.
Dunque, oggi c’è un mondo apparentemente tagliato con l’accetta in cui i populismi avanzano, gli immigrati sono il pericolo principale, il cittadino consumatore si appassiona alle sfide dei cuochi in TV e i “tecnologici” di tutte le generazioni si disperdono nel tempo libero su Facebook o Instagram, per rinunciare nella vita reale a ogni speranza di poter contare qualcosa nella società e affidarsi agli uomini forti che fanno la voce grossa e costruiscono i muri. Questo è quello di cui si parla, si discute, su cui ci si anima, si litiga, si costruiscono le fortune e i disastri della politica. Non la realtà, ma la sua narrazione corrente, quella più facile, che fa più presa, perché tutti la capiscono e nemmeno richiede grandi sforzi di pensiero, dato che si appoggia sulla pancia della gente. Complice quella overdose da informazione, quel sovraccarico cognitivo di cui parla Annamaria Testa che chiaramente, analfabeti del villaggio globale, non siamo capaci di gestire, per cui abdichiamo, ci lamentiamo, vediamo il presente e il futuro forse più nero di quello che sono.

Perché invece altre realtà esistono, e altre narrazioni sarebbero possibili. Come quelle storie di inclusione che, nell’esempio fatto ieri da Lizzola, semplicemente messe a confronto con il racconto stereotipato di una immigrazione che crea insicurezza, criminalità, paura, smontano quel discorso basato essenzialmente sui luoghi comuni e, oltre le contrapposizioni ideologiche o gli schieramenti di parte, portano semplicemente a confrontarsi con le diverse facce delle realtà, le storie vere di donne, uomini, bambini, su cui poi è più facile venirsi incontro e trovare percorsi di collaborazione, con soddisfazione di tutti.

Serve oggi fare emergere la pluralità delle narrazioni, sfatare nei fatti il potere totalizzante del pensiero unico, trovare linguaggi e canali adeguati, anche perché, a differenza che in passato, i mezzi tecnici per farlo ci sono e sono, come mai nella storia, davvero alla portata di tutti.
È un po’ quello che, nel mio piccolo, cerco di fare quando pubblico esempi di attività di bambini e ragazzi che sfatano nei fatti le narrazioni dominanti che li vorrebbero “nativi digitali”, malati di deficit d’attenzione e di bullismo.
Con Irene Blei, in Argentina, ci stiamo in questi giorni scambiando idee su come far emergere l’enorme ricchezza che ci scambiamo per esempio durante i vari festival di cinema e video di ragazzi, e che però rimane di fatto un patrimonio per “addetti ai lavori” e non arriva all’opinione pubblica. È d’accordo e mi scrive: “È essenziale rendere le idee visibili perché siano comprese. Saremo molto geniali ma, se non sappiamo mostrarlo, non esiste!”

Nessun commento:

Posta un commento