lunedì 12 novembre 2018

La tecnologia e la nuova generazione di cittadini attivi, Intro

Era gennaio quando è uscito questo mio libro, edito dalla IGI Global di Hershey, Pennsylvania, la città della cioccolata, che pubblica soprattutto per l’ambito accademico internazionale opere di prestigio ma, ahimè, molto care, sia nell’edizione stampata che in quella elettronica.
Non è stato facile scrivere Technology and the New Generation of Active Citizens direttamente in inglese (lingua che in realtà non parlo così bene) e seguendo certi schemi a cui, non essendo io certo un accademico, sono ben poco abituato. Ma serve! Serve avere dei criteri non tuoi con cui fare i conti; serve misurare il proprio pensiero con punti di vista in partenza anche molto diversi; serve, anche a una certa età – perché ormai io ho una certa età – accettare nuove sfide e di nuovo rimettersi in discussione.
Serve in un mondo sempre più stereotipato, impermeabile e violento, dominato dalla paura, dall’arroganza, dal senso di impotenza dei più, che invece del dialogo e della condivisione possibili come non mai, tecnicamente parlando, nel tempo presente, scelgono le contrapposizioni frontali, gli insulti sistematici a chi non è uguale, i muri e gli uomini forti, come tanti secoli fa! Serve, oltre la corrente di schieramenti precostituiti e ideologie piene di niente che si urlano addosso e non si ascoltano, che stanno corrompendo la politica, la cultura, la vita delle persone reali in tante parti del mondo. Per fortuna, lavorando spesso con i bambini, so che questo presente per tanti versi orribile non è affatto un futuro necessario, ma intanto espone a rischi enormi l’equilibrio naturale del pianeta, la democrazia, la pace.

Qui vado a sintetizzare, in una serie di piccoli articoli, l’introduzione e i sei capitoli in cui si divide il libro, augurandomi che la cosa possa risultare interessante per qualcuno.
Così inizia il libro: (Contents, preface and samples in English are readable on line)

«La società dell'informazione è dove viviamo, dove gli umani imparano il mondo da parole e immagini, fiumi di parole e immagini, sempre di più, che scorrono a livello globale, attraverso i gruppi e le nazioni. I dispositivi tecnologici sono ovunque e, anche se rendono la vita più semplice e più facile da molti punti di vista, le persone hanno generalmente l'idea che non possiamo controllarli e l'unico via possibile sia adattarsi al cambiamento».

Io lavoro da tanti anni su educazione e comunicazione, sul campo, con persone vere, soprattutto bambini. Mi baso su esempi reali per rivolgermi anche all’opinione pubblica in generale, che conosce troppe cose per sentito dire, attraverso slogan e stereotipi, e al mondo della produzione, che invece di rendere disponibile – come pure da decenni si dice – tecnologia “on demand” per cittadini attivi, sta preferendo la solita scorciatoia del consumo di massa di aggeggi di fatto standardizzati e tutti uguali, a meno che uno non faccia parte di quella ristretta élite che sa, contrapposta alla enorme massa indistinta di Homo sapiens consumator.
Mai come oggi abbiamo avuto a disposizione strumenti potentissimi, alla portata di tutti, di possibile partecipazione e democrazia. «Abbiamo l’hardware e il software (…) non ancora gli uomini e le donne preparati per usarli».


Paolo Beneventi

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> Capitolo 2 

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