lunedì 18 febbraio 2013

Sudoku e tangram, bambini e maestre: la sfida!


L'altro giorno, durante un esame di matematica all'università, ho assistito alla sfida tra le future maestre e alcuni bambini: sfide di sudoku e di tangram.
Non solo ho assistito, ma siccome ero lì a fare le riprese video, ho dovuto intanto cercare di cercare il senso di quello che succedeva.
Prima osservazione importante, preliminare. Fare la documentazione di qualcosa ci costringe a capire meglio quello che stiamo facendo. Lo dico sempre anche alle scuole, esortando a che la documentazione venga per quanto possibile realizzata dagli stessi bambini e ragazzi. E' una cosa che assolutamente non siamo abituati a fare, in un sistematico sottoutilizzo di mezzi che pure abbiamo ampiamente a disposizione, sempre più facili, sempre più economici e sempre più potenti, almeno dalla metà degli anni Ottanta.
Il video attivo, non solo ottimo antidoto alla televisione passiva, ma strumento formidabile di conoscenza della realtà, di comunicazione, espressione, non è mai entrato veramente nella nostra cultura. E questo fatto si proietta in modo negativo anche nell'approccio con altri strumenti, il computer, il web, le LIM, i tablet, le cui difficoltà di uso da parte di molti forse non derivano tanto – come si sente dire - dalla “cultura del libro”, quanto dalla “non cultura della teledipendenza”.

Si sfidavano dunque due gruppi di bambini con quattro gruppi di maestre (nell'ultima sfida c'era anche un maestro maschio).
Si comincia con il sudoku, e a un certo punto il gruppo dei bambini (una di quinta e due di seconda) si impianta. Devono cambiare modo di procedere, e poi risolvono, ma intanto le future maestre hanno vinto. L'assistente che segue la gara spiega che sono entrate in gioco le capacità di “prevedere le mosse”, che nei bambini sono ancora limitate. Istintivo verrebbe da ripetere la prova con bambini bravi nel gioco degli scacchi.
La seconda sfida, con le 7 forme del tangram, viene a un certo punto interrotta perché sia le studentesse, sia i bambini (3 di quinta) non riescono proprio a mettere insieme il triangolo! Nell'andare dietro con la videocamera, osservando le mosse e ascoltando le voci, l'impressione netta è però che lo “stile cognitivo” dei due i gruppi non presenti in questo caso sostanziali differenze. Bambini e giovani donne, nell'affrontare il tangram, sembrano pensare esattamente allo stesso modo.
Quando si ripiega su due differenti gatti e una specie di barchetta, la gara si risolve, con la vittoria dei bambini 2 a 1.

E' la volta del primo gruppo di bambini cimentarsi sul tangram contro altre maestre. In un attimo mettono insieme il primo gatto e anche il secondo, che gli altri avevano trovato più difficile, è risolvono con grande velocità. Le maestre arrancano, fino all'inesorabile cappotto finale. Vengono chiamati anche i gruppi della sfida precedente, a verificare come i bambini hanno ricostruito anche il triangolo! I due di seconda ammettono che i gatti li aveva fatti quasi per intero la compagna più grande, ma proprio sul triangolo la documentazione video è lì, a certificare la loro partecipazione attiva e consapevole!

Per l'ultima sfida di sudoku, un gruppo di studenti contro i due gruppi dei bambini, la previsione a questo punto è che la classifica si ordini secondo l'età. E così è: prima i futuri maestri (la presenza anche di un solo maschio impone il cambio di desinenza!), poi i tre di quinta e infine i più piccoli. Riguardo a questi, l'assistente fa rilevare che avrebbero anche potuto finire prima, ma la ragazza di quinta in diverse occasioni, avendo già individuato la soluzione non la applicava, ma cercava di farci arrivare anche i due di seconda, secondo un metodo cooperativo che spontaneamente molto spesso i bambini applicano, quando gli adulti non chiedano loro di agire diversamente.

Giornata bellissima, con i bambini entusiasti si essere protagonisti all'università! Ora ci prepareranno delle video interviste con le mamme, che si possono realizzare – spiega il piccolino di seconda - utilizzando come me una videocamera, oppure una macchina fotografica, un telefonino, o l'iPad...