mercoledì 30 maggio 2012

Ingegneri under 18


Scienza Under 18 Milano è stata il 18 maggio scorso, all'Acquario Civico. A parte una certa confusione dovuta all'affollamento espositivo delle classi che presentavano i loro lavori e dall'incrocio nei piani inferiori con altri gruppi di bambini venuti a guardare i pesci – anche quelli bellissimi, nei loro piccoli ambiente fedelmente ricostruiti, senza artifizi e senza plastica! - c'era un'aria festosa da fiera paesana che immediatamente contraddiceva l'immagine ricorrente di una scuola italiana triste e in crisi. Se poi si andavano a vedere le installazioni e si ascoltavano i ragazzi che te le spiegavano, colpivano il livello sempre alto dell'esposizione, il rigore scientifico dei manufatti e il un genuino divertimento. Un vulcano eruttava palline, un altro “magma” sfruttando il principio dei vasi comunicanti; la porta della città che si apriva con un procedimento idraulico ideato da un ingegnere greco di 2000 anni fa, mentre le saracinesche dei garage era azionate invece da sensori digitali.


Mi avvicino e osservo la struttura di Lego basculante che si alza all'arrivo del modellino di una Porsche, presentata da un gruppo. Bello! Ma il sensore ottico – poco sensibile, si scusano i ragazzi di seconda media, funziona solo se ci passi rasente - montato su mattoncini rimane troppo vicino alla porta e l'impressione è che l'auto vada a picchiare contro la bascula, che si alza anche un po' troppo di scatto. Pensieri istintivi, che quando li esprimo a voce a uno degli organizzatori della rassegna lui mi guarda: “Il solito “rompiballe!
Ma un altro ragazzino mi chiama, mi mostra la porta di altro garage azionata da un sensore tattile (tanto vale, se ci devi passare così vicino, pigiare addirittura con il dito!), lasciato libero con il suo filo, che puoi mettere alla distanza che vuoi, Poi, mi spiega che alla bascula hanno aggiunto un rallentatore di movimento.


Ho pensato: questo è decisamente altro dal scegliere la prima soluzione che viene e già si è fatto anche troppo, e non stiamo a sempre lì a pretendere chissà che cosa dagli studenti, o da loro poveri insegnanti! E' altro dal riempire le caselline A, B o C dei test e dei quiz! Quelli del primo garage mi spiegano anche che il sensore ottico loro avevano anche pensato di piazzarlo sotto l'auto, sulla strada, e che il rallentatore alla bascula, che si ottiene moltiplicando gli ingranaggi, non hanno potuto metterlo perché la porta usata era troppo pesante e più ingranaggi significa anche più sforzo per il motore. Fantastico!
Ho pensato che quei ragazzini, mentre facevano, si sono posti un sacco di domande: più rompiballe di me! E ora mi chiedo: dovendo proprio scegliere, è meglio una scuola tutta connessa in banda larga, in cui però gli studenti sostanzialmente assimilano in digitale gli stessi contenuti estranei e lontani che prima leggevano su carta, oppure una scuola dove i ragazzi, magari arrangiandosi intanto con quello che hanno o che si trova, si abituano concretamente a risolvere, con passione ed entusiasmo, i problemi del fare?

2 commenti:

  1. E' proprio come dici tu, Paolo, così facendo si pongono delle domande. Ed è facendo doman de che si impara. Molto di più che non dando risposte, spesso mero rigurgito di informazioni conficcate nelle loro teste

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  2. Gianni, sarebbe un discorso da ripetere, ripetere, ripetere, e soprattutto occorrerebbe far conosce le cose bellissime e sorprendenti che chi si fa delle domande e non si accontenta dell'ovvio riesce a produrre. In questo, la rete può aiutare molto, ma ci vuole il coraggio, da parte di tutti, di mettersi un poco di più in discussione.

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