lunedì 28 maggio 2012

Brescia, 28 maggio 1974: la città per 3 giorni senza polizia!


L'altro giorno a portare l'omaggio in Piazza della Loggia ci si è andati con le biciclette dell'ANPI, sfidando la pioggia e toccando poi altri luoghi cittadini di altri martiri uccisi dai fascisti, nell'aprile 45. E oggi sono 28 anni esatti dalla strage di Brescia. Che fu unica e diversa, negli anni della strategia della tensione, perché non fu fatta scoppiare nel mucchio - una banca, un treno, una stazione, non importa chi si colpisce, purché sia morte, terrore – ma espressamente diretta contro un obiettivo politico, il movimento sindacale che manifestava contro il fascismo. Analogamente, politico potrebbe essere – quando e se capiremo che cosa è successo - il movente dell'attentato di Brindisi, contro gli studenti, la scuola, forse non a caso una delle istituzioni che in questi anni, certo non in modo così cruento – in Italia in particolare è sotto attacco da parte di quelle forze che della società vorrebbero fare un unico onnipotente mercato, dove l'interesse privato sia l'unica legge possibile.


A Brescia quella volta fu diverso, radicalmente. La città ferita non fu, come di solito capita in questi casi, presidiata, occupata, militarizzata. Polizia e carabinieri, poco presenti durante la manifestazione e prontamente accorsi subito dopo, insieme con gli idranti dei pompieri che con il sangue spazzarono via anche le prove dell'attentato, furono allontanati dalle vie e dalle piazze e, caso unico nella storia repubblicana, per tre giorni, fino ai funerali, l'ordine in città fu mantenuto dalle organizzazioni sindacali. Un presidio democratico, partecipato, popolare, di massa, come risposta al terrorismo.
Curioso che gli anni Settanta vengano ricordati così spesso come gli “anni di piombo” e così poco come gli “anni della partecipazione”, che pure confusa, a volte caotica, portò idee, cambiamento, speranze.
D'altra parte - e forse non a caso siamo rimasti senza speranze! - ci siamo di nuovo abituati, come spesso è stato nella storia, fin dai tempi più antichi, ad affidare, delegare in pratica il nostro destino a singole, carismatiche persone: sorridenti papà delle televisioni che identificano se stessi con il mondo; rozzi e improvvisati druidi celtici che lottano per la libertà di patrie che non esistono; immacolati fustigatori di costumi (castigat ridendo mores!) che registrano il marchio del loro movimento, come la Coca Cola!

Vorrei dirlo ai bambini, proprio a partire dalle beghe, dai tramini, dal piccolo cabotaggio del potere che ormai sembra avvelenare tanta parte della nostra società – partiti, sindacati, associazioni, cooperative, e perfino tanti movimenti spontanei – e che ti fa passare ogni voglia. Queste cose ci sono sempre state e sempre saranno un problema della vita civile. Ma diventano l'unica regola quando li si lascia soli, i maneggioni, senza controllo, senza partecipazione. Che è la vera, profonda essenza della democrazia.
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